I materiali: ferro verniciato e gesso, panneli di recupero e legno di vecchie botti. La provenienza: una falegnameria aperta ormai dagli anni '80, dove il "recupero" ha un significato ancora più ampio. Il luogo: il Salone del mobile di Milano, che anche quest'anno ospita (al padiglione 16, stand B28) le creazioni dei ragazzi di San Patrignano, la comunità riminese di recupero per tossicodipendenti. La parola d'ordine dei ragazzi: artigianalità. In linea con le tendenze internazionali presentate nella grande esposizione internazionale, in corso fino a domenica .Dopo aver fatto il «botto», un anno fa, con i mobili realizzati dalle botti dei vini che che la comunità produce sulle colline di Coriano (Rimini), la nuova sfida è quella del «design sostenibile». Tavli, sedie, armadi e librerie, moduli combinabili all'infinito e realizzati con un materiale povero come l'Osb: scaglie e materiali di scarto che rivivono - proprio come i ragazzi che approdano alla comunità dopo anni problematici - e diventano pezzi d'arredamento graditi al mercato di livello medio-alto (la collezione "Barrique" dell'anno scorso è approdata negli Stati uniti, con dei pezzi in serie limitata).Il tocco in più di creatività è dato alla nuova linea dal designer Marc Sadler, che si è offerto di guidare la falegnameria della comunità: «Ho trovato dei ragazzi con grande talento, anche se loro magari non sanno di averlo», dice mentre insegna loro i trucchi del mestiere.La formazione professionale è tappa fondamentale del percorso educativo di San Patrignano. Oggi la comunità accoglie 1.300 ragazzi, e dal 1978 a oggi ha offerto una casa, e la possibilità di un riscatto, a 20mila persone.
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