
Centri storici a rischio desertificazione per la chiusura di quasi 120mila negozi in 12 anni
I centri storici sono a rischio desertificazione commerciale più delle periferie. Un effetto collaterale della forte vocazione turistica delle città italiane e dell’esplosione del fenomeno degli affitti brevi. Chiudono le attività tradizionali, dalle librerie alle boutique, che vengono sostituite da ristoranti e soprattutto alloggi alternativi agli alberghi. Arriva da Confcommercio, che da tempo denuncia il fenomeno e le sue conseguenze sulla vivibilità e la sicurezza, un’analisi approfondita sulla mutazione del tessuto commerciale del Paese. Il report “Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzato dall’ufficio Studi dell’associazione, in collaborazione con quello Guglielmo Tagliacarne fornisce numeri sono impressionanti: in dodici anni (tra il 2012 e il 2024) sono spariti 118 mila negozi al dettaglio (con un calo del 21,4%) e 23mila attività ambulanti (24,4% in meno). Nei 122 Comuni medio grandi analizzati più nel dettaglio dall'indagine il calo è stato ancora più significativo: del 22,7% per i negozi e del 26,4% per gli ambulanti. Ad essere più colpiti i distributori di benzina (il 42,1% in meno con uno spostamento fuori dai centri storici), ma anche libri e giocattoli (36,5%), mobili e ferramenta (34,8%) e abbigliamento (26%). Sono i servizi invece ad aumentare con il 12,3% di farmacie in più, seguite da negozi di computer e telefonia (10,5%). Le attività di alloggio fanno registrare un balzo del 67,5%, trainato dal boom degli affitti brevi pari al 170%, mentre gli alberghi tradizionali calano del 9,7%. Da segnalare l’esplosione del fenomeno al Sud dove sono quasi triplicati in 12 anni questo tipo di attività (con un aumento del 270%). Per quanto riguarda i pubblici esercizi si assiste ad un travaso tra i bar tradizionali (in calo del 18,9%) e i ristoranti cresciuti del 27,7%.
A livello territoriale sono le regioni del Nord a soffrire di più mentre al Centro-Sud si registra una maggiore tenuta del sistema commerciale. Ancona, Gorizia, Pesaro Varese ed Alessandria hanno perso in media quasi un terzo dei loro negozi mentre Crotone, Frascati, Olbia, Andria e Palermo hanno percentuali che si aggirano tra il 7 e l’11%. “La desertificazione commerciale continua a rappresentare un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani che rischia di trasformarsi in un vero e proprio declino delle città” si legge nell’analisi che mette in relazione il fenomeno con la contestuale riduzione del numero di sportelli bancari (diminuiti del 35,5% tra il 20215 e il 2023). Un fenomeno che va contrastato con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività: in questa direzione si muove il progetto Cities di Confcommercio. Tra le proposte piano di rigenerazione degli spazi pubblici, piattaforme di logistica green per lo smistamento delle merci e patti locali per la riapertura dei negozi sfitti con canoni di locazione calmierati soprattutto nei quartieri a rischio spopolamento. Una gestione partecipata della città come “bene comune” e l’utilizzo delle nuove tecnologie (Big data e Urban analitcs) per programmare politiche commerciali mirate in base ai flussi pedonali e all’ accessibilità.