In Alitalia è in corso «una deriva gravissima e intollerabile» che va affrontata «in modo serio attraverso la precettazione». Ma non si deve «perdere la testa» ed è meglio evitare di cambiare le leggi «sulla base di un caso così estremo come quello di Alitalia», afferma il senatore del Pd ed ex ministro Tiziano Treu.
Senatore, come giudica la situazione?Sono cose che non succedono in casi normali, anche in quelli più difficili. Qui siamo oltre, tutta la vicenda di Alitalia è eccezionale, c’è una deriva che viene da lontano per responsabilità politiche e anche di parte di sindacati, come quelli dei piloti che hanno sempre voluto comandare. Ora siamo arrivati al degrado totale, una rincorsa all’irresponsabilità partita dagli autonomi, scavalcati adesso dai gruppi di base.
Come intervenire?In questo sciopero è stata violata ogni regola e la precettazione era la cosa più seria da fare, uno strumento duro che se violato porta a sanzioni anche penali. Poi se l’ordinanza non fosse rispettata, cosa che in passato non è mai accaduto, significherebbe che la situazione è del tutto sfuggita di mano. Vedremo nella prossime ore.
È d’accordo con la necessità di riformare la legge che regola gli scioperi, come proposto dal ministro del Welfare Sacconi?Sulle proposte si può discutere, ma la mia impressione è che in una situazione così degradata come quella di Alitalia nemmeno una nuova legge servirebbe. Non si deve perdere la testa e intervenire sulla base di un caso così estremo.
Secondo lei va riaperta la trattativa con i sindacati autonomi?Ci può essere uno sforzo di mediazione, del resto non possiamo mettere tutti in galera. Ma senza riaprire una vera e propria trattativa. Credo che non ci siano più margini, anche perché i sindacati confederali hanno sottoscritto l’intesa e sarebbero scavalcati. Alitalia è al fallimento e l’unica cosa da fare adesso è rimettersi a lavorare.
La vicenda ha riproposto anche la questione della rappresentatività dei sindacati. Che ne pensa?Probabilmente qualche regola in più in questo ambito servirebbe. Bisognerebbe misurare la rappresentatività delle organizzazioni, magari mettendo anche una soglia minima sotto la quale non si viene riconosciuti. Però questo non basta. Perché essere rappresentativi in un ambito corporativo, come accade con i piloti e gli assistenti di voli di Alitalia, non può dare il diritto a decidere quello che è bene per tutti.
Il caos di questi giorni può compromettere il salvataggio di Alitalia?L’offerta della Cai è sempre stata debole, ci sono difficoltà oggettive. Ma ora la priorità è trovare in fretta un partner estero forte e per riuscirci bisogna fare ordine.