«Sono stati anni senza luce. Anni dove la politica è stata troppo spesso banalizzata, dove i problemi sono stati rimossi, dove in troppi hanno pensato che il futuro si potesse costruire rompendo i vincoli di solidarietà...». Lorenzo Dellai attraversa la Locride e continua a raccontare la volontà di aprire una fase nuova. Di «ricostruire un Paese fragile». Ma farlo – precisa il presidente della Provincia autonoma di Trento – non è spostare pezzi di classe dirigente da una parte all’altra del quadro politico. La ricostruzione va fatta partendo dalle fondamenta».
Sabato va in scena "Verso la Terza Repubblica" e lei sarà sul palco. Non sarà decisiva la convention di sabato, ma quello che succederà nei 15 giorni successivi. Entro Natale dobbiamo completare il quadro. C’è attesa tra i cittadini. E anche speranza. E noi possiamo mettere insieme uno schieramento di grande potenzialità elettorale. Nessuno pensa a fare una "robina" del 10 per cento, possiamo davvero stupire e ambire a rappresentare una larga fascia di popolazione.
Come potrà essere il nuovo soggetto?Potrà essere un grande
rassemblement. L’idea è federare tutte le energie disponibili a lavorare per il Paese. Le associazioni cattoliche, quelle del mondo del lavoro, le buone amministrazioni, le energie territoriali. Il Nord dovrà essere ben visibile nel progetto: dobbiamo organizzare una presenza che dia voce a quella parte del Paese che oramai ha abbandonato l’illusione leghista.
Vada avanti.Ci sarà un progetto comune, dei principi comuni, una leadership comune e un grande patto comune per la ricostruzione del Paese.
Ci sarà pure qualcuno che farà le candidature...Certamente sì. Ci saranno processi democratici e ci saranno organismi comuni democraticamente scelti: l’idea confederativa non è l’idea del tutti fanno quello che vogliono. E ci sarà un segretario politico, un gruppo dirigente, un coordinatore. Ora però la scadenza elettorale si avvicina e serve un’accelerazione fortissima.
Ci sarà Casini?Ho ascoltato un’analisi seria e approfondita anche sui limiti dell’esperienza dell’Udc: Casini ha avviato una fase di messa in discussione, di superamento del partito. Ora però serve coraggio. È il tempo di far prevalere la strategia di medio-lungo periodo sulla tattica. Si metta in gioco e immagini un futuro di ricomposizione del Paese.
Serve un contenitore nuovo, ma anche classe dirigente nuova?Io non sono un rottamatore, non mi piace questa parola che si avvicina un’idea consumistica della politica. Ma sono convinto che le fasi politiche nuove richiedono anche nuove classi dirigenti che vanno formate, fatte crescere, valorizzate. C’è bisogno di fare spazio a realtà del mondo associativo, dalle amministrazioni locali gestite bene, del mondo ecclesiale... C’è ItaliaFutura, il gruppo di Todi, ci sono movimenti luminosi...
Monti ci sarà? Si candiderà alla guida di questa nuova area? Possiamo solo attendere con rispetto le decisioni del premier. Impegnandoci e dimostrando di essere all’altezza. Ma posso fare anche un’ulteriore considerazione: Monti non può essere solo una parentesi, solo il premier chiamato a fare il lavoro sporco per poi tornare al film di prima. La crisi è ancora drammatica e il quadro europeo non va sottovalutato: credo che anche Monti possa inserire questi elementi per una valutazione più ampia.
Che vuol dire quadro europeo?La Germania non scommette sull’Italia, scommette su un certo tipo di Italia. Ed è assolutamente fondamentale che ci sia un asse forte tra i due Paesi.
Immagina che ad aprile possa nascere un governo di larga coalizione?Non è un nuovo governo tecnico la prospettiva: questo schema non può funzionare sarebbe la morte della politica. Il Paese ha bisogno di sentirsi guidato da un processo pienamente politico, ma chiede a gran voce un salto di qualità.