mercoledì 23 dicembre 2015
​Accordo tra sindacati e aziende per ricollocare gli esuberi e rilanciare il centro di Bologna. Trattative per riaprire il "Regno".
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Salvati i nove posti di lavoro minacciati di licenziamento, si aprono da oggi nuove prospettive per i 29 dipendenti del Centro editoriale dehoniano impegnati a superare una difficile crisi legata al mercato (con conseguente calo degli abbonamenti e aumento dei costi). Un’emergenza che ha portato nell’agosto scorso alla chiusura della rivista Il regno, fondata dai dehoniani nel 1956, la più antica delle 12 testate pubblicate dal gruppo di Bologna. Con il marchio Ced escono, ogni anno, circa 400 titoli dedicati alla ricerca scientifica in ambito ecclesiale, all’insegnamento della teologia nei seminari e della religione nelle scuole, alla spiritualità cristiana, all’attività pastorale, alla catechesi. Dopo oltre sei mesi di trattative e uno sciopero sembra essere tornato il sereno, dunque, anche se i contratti di solidarietà proseguiranno fino al giugno 2016 e a luglio dovrebbe partire la cassa integrazione per tutte le maestranze.  Nella notte del 21 dicembre è stato raggiunto un accordo tra sindacati ed editore (la Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore), che ha annullato i licenziamenti annunciati valorizzando la proposta dei lavoratori di una riorganizzazione del sistema produttivo «finalizzata alla ricollocazione interna degli esuberi e al rilancio dell’azienda anche attraverso il recupero di attività finora affidate all’esterno». Previsto anche un 'premio di risultato'. «Sono stati recepiti i buoni principi dei lavoratori e dei sindacati improntati alla solidarietà – commenta Daniela Sala, della Rsu – e in particolare è stata istituita una Banca Ore con condizioni più favorevoli rispetto al Contratto nazionale di lavoro che permetterà di contenere i costi e conciliare le esigenze di lavoro dei dipendenti con quelle della vita personale e familiare ». Resta ancora aperta, tra l’altro, la possibilità di far rivivere la storica testata Il Regno con un altro editore: trattative sarebbero in corso. «Non ci è stato dato un addio ma un arrivederci – precisa Daniela Sala – e questo ci lascia ben sperare».  Non arrivano buone notizie, invece, dalla redazione di Misna (Missionary International Service News Agency), l’agenzia di stampa internazionale fondata nel 1997 dal comboniano padre Giulio Albanese che, avvalendosi della collaborazione di missionari, volontari, operatori umanitari e pubbliche istituzioni, fornisce notizie dalle 'periferie del mondo' (Asia, Africa, America Latina) raccontando le storie degli 'ultimi'. Oggi sono arrivate ai 10 dipendenti (redattori, impiegati e traduttori) le lettere di preavviso dei licenziamenti conseguenti alla decisione dell’azienda di chiudere, a partire dal 31 dicembre, la testata. I sindacati insistono su una proroga di tre mesi per consentire la realizzazione di possibili sinergie editoriali. «Siamo disponibili a ridiscutere il costo del lavoro e la possibilità di contratti di solidarietà, pur di salvare l’agenzia» commenta Alessia De Luca, della Rsu. Ma esistono ancora margini per una "trattativa"? I giornalisti della Misna hanno scritto anche un accorato appello a Papa Francesco.
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