giovedì 8 novembre 2018
E diventa reato l'accattonaggio «molesto». È polemica sulla gestione degli edifici e dei terreni sequestrati ai boss: appare un attacco al Terzo settore
Al lavoro sui terreni confiscati alla mafia. Ora potranno essere comprati dai privati (Antonio Maria Mira)

Al lavoro sui terreni confiscati alla mafia. Ora potranno essere comprati dai privati (Antonio Maria Mira)

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Stretta sul diritto d’asilo e tempi raddoppiati per ottenere la cittadinanza. Cancellazione della protezione umanitaria e riduzione ai minimi termini del sistema d’accoglienza Sprar. Anche l’accattonaggio diventa un reato. Sono queste le principali misure contenute nel decreto "bandiera" del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Trentadue articoli suddivisi in tre macro-aree: la prima riguarda appunto l’immigrazione, la seconda la sicurezza pubblica e la terza la riorganizzazione dell’Agenzia per i beni confiscati alle mafie. Ed è proprio su questa terza sezione del decreto votato ieri al Senato che si accendono le proteste. Con il terzo settore e il mondo dell’associazionismo che criticano duramente la "liberalizzazione", come viene indicata nel testo del decreto, dei beni in mano ai boss.

Su quest’ultimo punto, vengono incrementate di 5 milioni di euro le risorse per le Commissioni incaricate di gestire gli enti sciolti per mafia (articolo 29) e viene rivista l’organizzazione dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (articolo 37), che potrà avere fino a quattro sedi secondarie. L’articolo 37 invece liberalizza la vendita dei beni sequestrati ai mafiosi anche ai privati (con rigorosi controlli a garanzia che il bene non torni in mani sbagliate). È proprio il fatto che salti l’obbligo sin qui previsto a vendere a soggetti pubblici a scatenare le proteste del terzo settore, che pare essere il vero bersaglio (neanche tanto nascosto) del decreto.

Nel maxiemendamento sostitutivo del testo del decreto sono state inserite alcune novità, che riguardano, in particolare, la videosorveglianza, gli sgomberi degli immobili occupati (prima di procedere se il prefetto ravvede la presenza di soggetti in situazioni di fragilità, istituisce una cabina di regia per reperire entro 90 giorni una soluzione alternativa) , il Fondo per la sicurezza urbana e l’utilizzo dei droni. Si conferma la sospensione dell’esame della domanda di protezione nel caso il richiedente abbia commesso alcuni reati considerati gravi. In caso di condanna in primo grado, il Questore deve darne tempestiva comunicazione alla Commissione territoriale competente, che è quindi tenuta a provvedere immediatamente all’audizione dell’interessato e adottare contestuale decisione.

A quel punto lo straniero può essere obbligato a lasciare il territorio nazionale. Resta la decisione di prolungare da 3 a 6 mesi il trattenimento nei Cpr e il ridimensionamento del Sistema di accoglienza Sprar a cui potranno avere accesso solo coloro che sono già titolari di protezione internazionale e i minori non accompagnati. I richiedenti asilo saranno invece ospitati nei Cara. Viene abolita la protezione umanitaria, sostituita da un permesso temporaneo che può essere rilasciato in 6 casi speciali: vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità nel paese d’origine, cure mediche, atti di particolare valore civile. Secondo gli esperti l’abolizione del permesso per motivi umanitari farà crescere esponenzialmente il numero di coloro che si ritroveranno in una situazione di irregolarità sul territorio. La stima è di almento 130/140mila migranti che perderanno da subito il titolo di soggiorno, diventando quindi irregolari. Tra gli altri provvedimenti pene da 3 a 6 mesi per chi fa accattonaggio.

Preoccupano anche le misure relative alla cittadinanza. In particolare i tempi raddoppiati a 48 mesi per il termine per la definizione delle domande di cittadinanza da parte di persone residenti in Italia già da molti anni. È prevista anche l’adozione con decreto del ministero dell’Interno, di una lista dei Paesi di origine sicuri, al fine di accelerare la procedura di esame delle domande di protezione internazionale delle persone che provengono da uno di questi Paesi.

La Lega rivendica inoltre che nel decreto approvato ieri al Senato è stato «recepito un emendamento per ripristinare il requisito della conoscenza della lingua italiana che il governo Monti nel 2013 aveva abolito quando aveva cancellato i test che i richiedenti dovevano svolgere presso le autorità di pubblica sicurezza».

Per quanto riguarda invece la sezione sicurezza, è prevista la stretta sul noleggio dei veicoli per evitare attentati. I gestori delle attività di autonoleggio saranno tenuti a comunicare - alla stipula del contratto e comunque con "congruo anticipo" rispetto alla consegna - i dati identificativi dei clienti alle forze di polizia per i controlli incrociati nelle banche dati. Il decreto disciplina anche l’applicazione del cosiddetto "Daspo" che viene esteso anche agli indiziati per reati di terrorismo. Viene inoltre reintrodotto il reato di blocco stradale, mentre "l’invasione di terreni o edifici" viene punita con la reclusione fino a 2 anni, raddoppiati a 4 se commessa da cinque o più persone. Prevista anche l’introduzione del reato di "esercizio molesto dell’accattonaggio" (fino a 6 mesi di pena che sale fino a 3 anni se si impiegano i minori). In caso di utilizzo di minori o se si è già stati fermati per lo stesso motivo, scatta l’arresto e si rischia un anno di carcere.

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