mercoledì 20 luglio 2011
La Lega: voteremo contro. Seduta rinviata a oggi. Il provvedimento mette in difficoltà il governo. Il Carroccio punta i piedi: rivendica il diritto dei destinatari a dare l'assenso preventivo al trasferimento.
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Doveva togliere Napoli dai guai, al­meno per il momento. Invece il de­creto per i rifiuti mette in difficoltà il governo, che ora pensa di ritirarlo. Dopo una giornata tumultuosa a Montecitorio caratterizzata da tanti strappi e nessuna cu­citura, l’esame del testo in Aula slitta ad og­gi (sperando che la notte porti consiglio). La motivazione ufficiale del possibile riti­ro del dl è far valere (fino a dicembre) il pro­nunciamento del Consiglio di Stato che, due giorni fa, ha sospeso l’ordinanza del Tar del Lazio sullo stop al trasferimento au­tomatico dei rifiuti fuori dalla Campania. Ma la spiegazione, nemmeno tanto uffi­ciosa, è che manca di fatto l’accordo con la Lega. Il Carroccio insomma torna a puntare i pie­di e non arretra nemmeno di un passo ri­spetto alla decisione già espressa in Consi­glio dei ministri tre settimane fa: anche in Aula il voto sul dl rifiuti sarà 'no'. Questa prima avvisaglia la si legge tra le righe del discorso a Montecitorio del leghista Rena­to Togni, seguito quasi contemporanea- mente dalla maggioranza che va sotto di sei voti sulla proposta di rispedire in Com­missione il testo in esame. Il filo sottile a cui è legato l’equilibrio del governo si lace­ra ancor di più quando nel pomeriggio l’e­sponente del Carroccio Renato Togni lascia intendere che il partito voterà contro il de­creto, né più e né meno di quello che è già successo il 30 giugno. «In Consiglio dei mi­nistri – dice – i membri del governo della Le­ga hanno votato contro questo decreto leg­ge: si presume che i gruppi parlamentari manterranno la stessa posizione» durante l’esame parlamentare. Una presa di posizione che, se conferma­ta, per l’Italia dei Valori, lascerebbe pochi margini di manovra: a Berlusconi non re­sterebbe che «formalizzare la crisi e salire al Quirinale per dimettersi». Va giù duro an­che il Pd che parla di auto-ostruzionismo. Secondo Pier Luigi Bersani, perciò, «è evi­dente lo stato di sbandamento di un go­verno che riesce a stare insieme solo con i voti di fiducia, perché la maggioranza non c’è più». Il caos maggioranza è ormai un fiume in piena quando, dopo il primo paletto della Lega, nemmeno il tentativo di prender tem­po del relatore del provvedimento Agosti­no Ghiglia (Pdl) va a buon fine, pur aven­do in questo caso l’appoggio del partito di Bossi. La sua proposta di rinvio del testo in commissione Ambiente, infatti, « per con­sentire eventualmente un ulteriore pas­saggio nella Conferenza Stato-regioni», vie­ne bocciata e la maggioranza va sotto di sei voti. A convincere la Lega, difatti, non so­no bastate le due riunioni del comitato dei nove e nemmeno il tentativo di trovare un punto di contatto in Transatlantico tra i ca­pigruppo di Pdl e Lega, Fabrizio Cicchitto e Marco Reguzzoni, con il ministro del­l’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Oggetto del contendere, proprio la modi­fica da apportare al testo dopo la decisio­ne dell’alto tribunale amministrativo, che di fatto ha dato il via libera al trasferimen­to dei rifiuti fuori dalla Campania. La Lega si è da subito messa di traverso («mai i ri­fiuti al nord», aveva detto il Senatur già pri­ma che arrivasse la sentenza), pretenden­do che nel decreto restasse la norma in ba­se alla quale la spazzatura campana «potrà essere accolta solo dopo il nulla osta» del­la regione di destinazione. Il Pdl a Montecitorio avalla il nuovo diktat, ma nel gruppo monta il malumore soprat­tutto dei deputati partenopei che arrivano a minacciare di votare contro il primo ar­ticolo. La tensione è palpabile e cresce fino a sera, quando, non riuscendo a trovare un accordo, si prospetta l’ipotesi di un ritiro del dl. Dopo il rinvio della discussione ad oggi (per ora non è passato alcun emenda­mento), è lo stesso presidente dei deputa­ti della Lega, Marco Reguzzoni, a confer­mare che è un’azione «possibile», anche se non esclude l’ennesimo dietro front, dopo un nuovo vertice con la maggioranza.
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