Un ritorno al passato. A regole rigide che non porteranno più lavoro stabile ma più contenzioso, oltre a maggiori oneri per le aziende che già i piccoli calcolano in almeno 100 milioni in più. Dopo il via libera notturno del governo al decreto dignità si alza il muro degli imprenditori, grandi e piccoli, che puntano il dito soprattutto contro la stretta sui contratti a tempo determinato.
Ma l'esecutivo non è contro le imprese, assicurano il premier Giuseppe Conte e il suo vice Luigi Di Maio, 'padre' del provvedimento. Anzi, aiuterà quelle "oneste" e che vogliono e possono crescere con un taglio del costo del lavoro già con la prossima legge di Bilancio.
Il decreto è "un segnale molto negativo per il mondo delle imprese" tuona Confindustria in una nota che arriva proprio mentre a Palazzo Chigi premier e vicepremier stanno illustrando il testo che consente, nelle parole del capo dell'esecutivo, di "ridare dignità ai lavoratori". Il decreto, dice il ministro del Lavoro, "tutela i lavoratori onesti, senza danneggiare le imprese oneste: chi non abusa non ha nulla da temere. Saremo dalla parte degli imprenditori - getta acqua sul fuoco - per far calare il costo del lavoro". Il governo, sottolinea poi Conte, "non è in contrasto col mondo imprenditoriale, anzi adotteremo anche misure per favorire la crescita economica". In più, non si manda in soffitta lo strumento ma si corregge in modo "chirurgico" per evitare che la precarietà diventi "dimensione esistenziale".
Quella che serve, rilancia il premier, è "una sana alleanza col mondo del lavoro e imprenditoriale ma vogliamo contrastare le iniziative ingiustificate". Come la scelta di lasciare il Paese dopo aver incassato aiuti pubblici, ricorda Conte facendo riferimento alle norme per arginare le delocalizzazioni. Scelta promossa senza dubbi anche dalla Lega, con Matteo Salvini che plaude alla possibilità di punire "gli 'imprenditorì furbetti e le multinazionali straniere che prendono per poco aziende italiane, e incassano soldi pubblici, e poi licenziano i nostri operai per assumere all'estero".
Se i sindacati aprono ad alcune "novità positive" il Pd, a partire dall'ex premier Paolo Gentiloni, parla invece, sulla falsariga delle imprese, di un decreto che "non favorisce gli investimenti in Italia e il lavoro di qualità. Introduce soltanto ostacoli per lavoro e investimenti. Lasciamo stare la dignità". Critiche, ribatte Di Maio, che arrivano da chi "ha massacrato questi diritti sociali, invece di difenderli".
Gli industriali, dal canto loro, vanno all'attacco di un decreto che innesta "una retromarcia", proprio mentre il mercato del lavoro mostra segni di ripresa e otterrà il risultato "di avere meno lavoro, non meno precarietà". Un "ritorno al passato" che preoccupa tutti, anche commercianti, esercenti e artigiani. I primi effetti, peraltro, si vedranno già in estate quando scade quasi un milione di contratti a termine, non tutti interessati dalle novità (durata massima 24 mesi, causali dopo 12 mesi, tetto a 4 proroghe e aggravio contributivo dello 0,5% a ogni rinnovo) visto il nodo dei dipendenti pubblici precari sarà affrontato nel quadro di un intervento complessivo sulla Pubblica amministrazione.
Il testo ha accolto anche alcune misure in più, dalla proroga per risolvere il nodo degli insegnanti senza laurea magistrale alla cancellazione delle società sportive dilettantistiche a scopo di lucro introdotte con la riforma 'Lotti'. Nel corso dell'iter parlamentare, sul quale il premier ha auspicato "coerenza" da parte dei gruppi gialloverdi, il decreto potrebbe arricchirsi anche dei voucher, tema caro alla Lega e perorato anche oggi dal ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio. Lo strumento, ha ricordato il collega Di Maio, era nato "per alcuni lavori come quelli domestici di colf e badanti, e in alcuni casi nell'agricoltura. Se il tema è questo - l'apertura - se ne può discutere".