Il piano carceri approvato con decreto dal Consiglio dei ministri prevede entro il 2016 la disponibilità di 10mila posti in più per ridurre l'attuale sovraffollamento. "Entro maggio 2014 avremo circa cinquemila posti in più, gli altri cinquemila entro il 2016", ha detto il ministro della Giustizia
Annamaria Cancellieri, precisando che attualmente i penitenziari italiani accolgono circa 20mila detenuti oltre la capienza prevista. Al centro del decreto ci sono però le misure alternative alla detenzione, che dovrebbero portare entro due anni a liberare altri seimila posti in cella.Il ministro ha chiarito che non si tratta di "un decreto svuota carceri". "Non so sulla base di cosa i giornali hanno scritto che il decreto farà uscire i mafiosi dal carcere e che le strade si riempiranno di delinquenti: non è così". Lo scopo del provvedimento, ha spiegato Cancellieri, è di favorire "un cambio culturale" per quanto riguarda "la gestione e il trattamento dei detenuti". Attualmente "solo cinquemila detenuti svolgono attività lavorativa" all'interno dei penitenziari e hanno così "la possibilità di metabolizzare il passaggio in carcere", con ricadute "interessanti" in termini di abbassamento del tasso di recidiva dei reati.Il Guardasigilli ha precisato che l'estensione dell'accesso ai lavori socialmente utili "che consentirà ai detenuti di 'pagare' la loro pena lavorando rientrando in carcere o al domicilio la sera" esclude comunque chi ha compiuto "reati gravi come l'associazione mafiosa" e in ogni caso sarà sempre "sotto il controllo dei magistrati". Dai Lsu sono esclusi i condannati per stalking e maltrattamento di minori.Il ministero della Giustizia "sta facendo una grossa attività di studio" per valutare una serie di "depenalizzazioni". "Sono ancora convinta" della necessità dell'amnistia" ha dichiarato il ministro Cancellieri."La passata amnistia - ha aggiunto - ha liberato 15-20mila posti nelle carceri: un'uscita così notevole consentirebbe interventi strutturali che comporterebbero interventi più duraturi" in materia di sovraffollamento."Serve un cambio culturale, una nuova marcia", ha osservato il ministro, per affrontare il dramma carceri per il quale "l'Europa ci ha dato tempo fino al maggio 2014 per metterci in regola. Il problema dura da trent'anni: siamo ad un punto di non ritorno".