Il governo ottiene alla Camera la fiducia sul decreto anticrisi. È la numero ventitré della legislatura, ottenuta con 294 sì e 186 no. La navigazione del provvedimento avanza senza scosse sul piano dei numeri parlamentari, ma la maggioranza deve registrare stavolta lo scricchiolio causato dal non voto dell’Mpa (i deputati denunciano una penalizzazione del Sud e sono usciti dall’aula durante la votazione). Lo scontro ieri però è avvenuto soprattutto con le opposizioni. Nelle dichiarazioni di voto Pd e Udc hanno aperto il fuoco sui contenuti della « manovra d’estate », con Casini intento a sottolineare la « vittoria dei banchieri » e Bersani a rinfacciare al governo «di far pagare le tasse ai terremotati in tenda e non agli evasori che hanno portato i soldi all’estero». Altro fronte polemico quello che riguarda ripetuti decreti d’urgenza e voti di fiducia, una prassi criticata giovedì anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma proprio a Fini si è rivolto il leader dell’Udc, accusandolo di avere disatteso il suo impegno di difendere il lavoro parlamentare. Con una battuta polemica Casini si è rivolto per un «suggerimento» al numero uno di Montecitorio: «Lei che è molto impegnato – ha detto – a 'fare futuro' (è il nome della sua Fondazione, ndr) speriamo che si impegni a fare presente perché il Parlamento non può essere espropriato». Del resto, se si voleva intervenire sul testo varato in commissione c’era « una procedura chiara e limpida, il Senato poteva cambiarlo». Casini ha sottolineato che il suo partito in un clima di maggior dialogo avrebbe potuto convergere su alcuni punti del provvedimento. Poi sulla retromarcia operata dal governo in tema di banche ha messo nel mirino soprattutto la Lega: «Hanno vinto i banchieri, che evidentemente contano più del Parlamento anche in quest’aula. Ma la Lega dove era?» ha incalzato ricordando che per il partito di Bossi le misure sulle banche erano « un’idea importantissima ». La replica dello stesso Bossi, evidentemente punto sul vivo, è arrivata nel giro di poche manciate di minuti. «Casini abbaia alla luna, si gioca le sue carte... Noi le cose le sappiamo, noi viviamo in mezzo alle fabbriche e alle imprese». Anche Pierluigi Bersani per il Pd ha parlato di « umiliazione del Parlamento con la ventitreesima fiducia» ma il grosso del suo intervento è stato destinato a bocciare il decreto e la politica della maggioranza che «usa il governo per fare consenso invece che il consenso per governare». Nel provvedimento, ha detto, c’è «qualche pillola che non fa male ma non basta, qualcuna tardiva cioè una pillola del giorno dopo, e qualche pillolone indigesto ». In quest’ultima categoria il candidato alla segreteria del Pd mette la norma che blocca la sospensione delle tasse per i terremotati d’Abruzzo mentre con lo scudo fiscale si vara un «condono fiscale che non c’è in nessun Paese al mondo». Più in generale Bersani ha accusato il governo di avere «edulcorato la crisi» e di non avere avuto «il coraggio di affrontare la situazione » e trovare « soldi freschi » per sostenere redditi e investimenti mentre «Prodi quando c’era da fare una manovra aveva il coraggio di farla» Il centrodestra «ha fiducia nelle forze vitali della società» mentre il centrosinistra «passa da un catastrofismo all’altro», gli ha replicato Giuliano Cazzola del Pdl, nel suo intervento in Aula. «Noi forse usiamo il governo per fare consenso ma voi usate l’opposizione per fare consenso e non ci riuscite come dimostrano i risultati elettorali». Cazzola ha espresso apprezzamento e solidarietà a Fini dopo le accuse di Casini e le tensioni che hanno accompagnato l’arrivo del decreto in Aula. In merito alle misure, Cazzola ha difeso lo scudo fiscale e ha sottolineato l’importanza del « primo passo » compiuto sulle pensioni. Dopo il voto di fiducia di ieri, quello finale della Camera sul decreto anti-crisi arriverà martedì, una volta completato l’esame degli ordini del giorno. Poi il testo passerà al Senato. È molto probabile però che a Palazzo Madama ci siano modifiche e che quindi i deputati siano chiamati nuovamente in Aula per la terza e definitiva lettura che dovrebbe avvenire nella prima settimana di agosto. In particolare il ministro Stefania Prestigiacomo insiste per una modifica del decreto nell’articolo in cui interviene sui poteri dell’Ambiente e conferma di avere avuto l’assicurazione da Berlusconi che il testo in Senato verrà rivisto.