L'onorevole Alessandro Zan - Ansa
In attesa della riapertura della discussione nell’Aula del Senato sul ddl Zan, le posizioni restano distanti, tra gli schieramenti. Il Pd ha confermato la volontà di non presentare emendamenti (attesi per martedì). Il leader della Lega Matteo Salvini reitera l’invito al dialogo e dice di aspettare una telefonata dal segretario dem Enrico Letta. Ma, avverte, «se volesse andare allo scontro, vuol dire che sarà lui ad affossare la sua legge».
L’altro Matteo, il leder di Iv Renzi, rincara la dose, sostenendo che i «principali avversari» della possibilità di arrivare a una legge «sono diventati i, pochi, senatori più estremisti del Pd». Parole che cercano di mettere il dito nella piaga delle diversità di opinione emerse anche nella riunione del gruppo dem a Palazzo Madama tenutasi giovedì. «Nel Pd cresce il numero di chi vuole saggiamente un accordo. Ma ormai è il Pd il vero partito "No Zan"», conclude il senatore di Rignano.
Anche il Psi (che fa gruppo con Iv) chiede modifiche al testo. Il segretario Enzo Maraio e il senatore Riccardo Nencini - pur definendo il ddl «l’unico strumento» per «tutelare dall’odio chi è oggetto di soprusi» - hanno puntato il dito in particolare sull’articolo 4, quello sulla libertà d’opinione, annunciando un emendamento. «È poco chiaro, troppo scivoloso e soggetto a interpretazioni dubbie», dicono. E siccome la libertà di opinione «deve essere garantita, come detta la Costituzione e stabilisce la Consulta, quel punto va chiarito una volta per tutte».
Giorgia Meloni (Fdi) sottolinea di non avere «un approccio ideologico a differenza della sinistra» e si dice pronta a votare nome antidiscriminazione, ma non «se servono ad ammazzare le conquiste delle donne o a portare le teorie gender ai bambini di sei anni a scuola». Da Forza Italia arrivano per Letta inviti al compromesso. Il capogruppo alla Camera Roberto Occhiuto ricorda che «anche nel Pd si sta aprendo una breccia di buon senso». Non ci sta, però, Pier Luigi Bersani: «Quelli che dicono "ritocchiamo", vogliono fare un trappolone». Mentre per Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, è «chiaro che ormai la farsa di Zan è al capolinea, Letta non tiene neanche il Pd».
Dalla società civile, infine, anche un ex parlamentare di lungo corso della sinistra, Mario Capanna, si dice contrario al ddl. «Non lo voterei, perché è sbagliato continuare a produrre provvedimenti che creano nuovi reati. Noi dobbiamo creare nuovi diritti, non nuovi reati». Il leader del ’68 non usa mezzi termini : «Il ddl Zan va buttato via. Non serve. Per punire certi reati le norme esistono già».