Quanti sono i profughi accolti nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari?
Il 6 settembre scorso, giorno in cui Papa Francesco fece un appello a tutta la comunità cristiana ad accogliere una famiglia di profughi, esprimendo così la concretezza del Vangelo, erano accolte quasi 23.000 persone. Dal settembre a gennaio 2016, sulla base del Vademecum redatto sulle politiche di accoglienza della Chiesa italiana si è assistito a un grande movimento solidale nelle diocesi e parrocchie italiane, con l’estendersi del numero di persone accolte nelle parrocchie da 1.000 a oltre 5.000. Soprattutto laddove i Comuni sono stati latitanti è cresciuto l’impegno dell’accoglienza ecclesiale (1 su 2 persone richiedenti asilo e rifugiate accolte in Lombardia sono presso strutture ecclesiali). In totale si stima l’accoglienza di oltre 27.000 persone nelle strutture ecclesiali. È prevista una rilevazione completa a un anno dall’appello del Papa, anche perché la solidarietà generata dopo l’appello è ancora in atto.
Quali sono i porti di sbarco? In Italia, Lampedusa è tornato a essere il primo porto di sbarco (con 168 sbarchi e 21160 persone), seguito da Augusta (con 146 sbarchi e 22.391 persone), Pozzallo (con 104 sbarchi e 16.811 perone), Reggio Calabria (con 90 sbarchi e 16931 persone), Catania (con 64 sbarchi e 9.464 persone), Palermo (con 61 sbarchi e 11.456 persone), Trapani (con 55 sbarchi e 8136 persone), Taranto (con 45 sbarchi e 9.160 persone). Sbarchi sono avvenuti anche a Crotone, a Cagliari, a Salerno, a Corigliano calabro, a Vibo Valenzia. Guarda la mappa.
Da dove partono i profughi che arrivano in Italia? Le persone che si sono messe in viaggio nel Mediterraneo si sono mosse in particolare dalle coste della Libia (oltre l’85%), l’8% sono partite dall’Egitto e poche migliaia dalla Turchia, dalla Grecia e dalla Tunisia.
Chi sono i profughi che arrivano?
Il cambiamento di rotta delle persone in fuga ha naturalmente portato con sé il cambiamento delle prime nazionalità delle persone sbarcate, con il protagonismo del Corno d’Africa e dell’Africa Sub-sahariana. Le nazionalità delle persone sbarcate sono in particolare: Eritrea (38.612, con un aumento del 10% rispetto allo scorso anno); Nigeria (21.886, con un aumento del 110% rispetto allo scorso anno); Somalia (12.176, più che raddoppiati rispetto allo scorso anno), Sudan (8.909, triplicati rispetto allo scorso anno) Gambia (8.123, poco meno il numero dello scorso anno), Siria (7.444, 6 volte meno il numero dello scorso anno che la vedeva al primo posto tra le nazionalità delle persone sbarcate). Rimangono simili i numeri delle persone provenienti dal Senegal e dal Bangladesh (poco più di 5.000) Calano, invece, le persone provenienti dal Mali (5.752, quasi dimezzati rispetto al 2014), dall’Egitto (2.594 rispetto ai 4.095 del 2014), dalla Palestina (1.650 rispetto ai 6.017 dello scorso anno).
Complessivamente sono 65 le nazionalità delle persone sbarcate in Italia nel 2015.
(Foto Medici Senza Frontiere/Zizola/Noor)
Uomini, donne e minori. Le persone sbarcate sono state in prevalenza uomini (circa 115.000), a seguire le donne (oltre 20.000, con una crescita del 15% rispetto allo scorso anno). I minori non accompagnati sono stati oltre 15.000, di cui 4.000 minori parte di un nucleo familiare e oltre 11.000 minori non accompagnati.
A questi si devono aggiungere quasi 6.000 minori non accompagnati irreperibili.
Come è organizzato il sistema di accoglienza?
Rispetto ai 153.000 sbarcati attualmente sono accolti in Italia, nelle diverse strutture, al 1 gennaio 2016, 103.792 persone. Nella rete di primissima accoglienza (CDA, CARA, CPSA) sono presenti 7394 persone (2.000 in meno rispetto allo scorso anno). Nelle strutture temporanee di accoglienza sul territorio nazionale sono oggi ospitati 76.394 persone, oltre il doppio rispetto allo scorso anno. Negli Sprar, strutture di seconda accoglienza degli asilanti e rifugiati, sono accolte 19.715 persone, un numero di poco inferiore a quello scorso anno. Quali sono le regione che accolgono di più?La prima regione per numero di persone attualmente accolte è la Lombardia (13.480 persone), segue la Sicilia (12.373 persone), il Lazio (8.232 persone), la Campania (8034), il Piemonte (7.933 persone), il Veneto (7.922), l’Emilia Romagna (6.493), la Puglia (5.839: metà delle persone è accolte in cinque Regioni. Il numero più alto delle persone accolte nei Cara sono in Sicilia (3389), in Puglia (1.734) e in Calabria (1.007). Il più alto numero delle persone accolte nelle strutture di prima accoglienza (CAS) è in Lombardia (12.499). Mentre il più alto numero di persone accolte nelle strutture SPRAR sono invece nel Lazio (4.362), segue la Sicilia (4.023), la Puglia (1.848), la Calabria (1.730), la Campania (1.145): 2/3 dei posti Sprar sono in queste 5 regioni, segno che sono soprattutto i Comuni del Centro-Sud ad avere attivato progetti SPRAR.
Chi sono i minori non accompagnati? La maggioranza dei minori non accompagnati accolti nelle strutture hanno un’età compresa tra i 16 e i 17 anni (80,6%) e provengono dall’Egitto (2.499), dall’Albania (1.241), dall’Eritrea (1.218), dal Gambia (1.028), dalla Somalia (771), dalla Nigeria (627), dal Bangladesh
(608). Purtroppo l’accoglienza dei 10.952 minori non accompagnati rimasti in Italia (dato al 30 novembre 2014), nella stragrande maggioranza dei casi avviene ancora in strutture di accoglienza straordinarie al Sud e solo poco più del 10% in strutture familiari e case famiglia.
(Foto Lapresse)Metà dei minori sono accolti in due regioni: 3.967 in Sicilia, 1.123 in Calabria, mentre in Piemonte ne sono accolti 285 e 283 in Veneto.
Quante sono state le richieste di asilo in Italia nel 2015?
Le richieste d’asilo nel 2015 sono cresciute a 82.940 rispetto alle 64.689 del 2014, con un aumento di circa il 40%. Le decisioni prese dalle Commissioni che valutano le domande di asilo nel 2015 sono state 70.037, con un aumento di oltre il 95% rispetto alle 36.179 decisioni nel 2014. Nel 2015 l’esito delle decisioni ha visto un titolo di protezione internazionale (asilo, sussidiaria e umanitaria) per 29.182 persone, pari al 42%, mentre il diniego è avvenuto per oltre il 52% delle domande. Il 6% delle persone si sono rese irreperibili. Rispetto al 2014 si sono invertiti i numeri: erano il 60% coloro che avevano ricevuto un permesso di protezione internazionale e il 37% i diniegati. Una domanda è lecita: s’indebolisce la protezione internazionale in Italia?