La fabbrica europea dei bambini si chiama Ucraina. In assenza di statistiche ufficiali, gli esperti stimano tra 2.500 e 3.000 ogni anno i neonati da utero in affitto. Per l’80 per cento i genitori committenti sono stranieri, e per un terzo sono cinesi. Dopo aver diffuso, lo scorso maggio, il video-choc che mostrava una 80ina di bambini parcheggiati in un hotel della capitale a causa del lockdown che teneva lontano i genitori (coppie cinesi e argentine, italiane e inglesi, francesi e neozelandesi... ), l’agenzia di servizi per la surrogata BioTexcom è riuscita ad ottenere che il governo di Kiev allentasse il bando ai viaggi e consentisse il ricongiungimento e poi l’espatrio delle creature.
Le immagini hanno anche sollevato un velo sulle storture prodotte da un business fiorente e incontrollato. All’inizio di giugno 200 organizzazioni femminili hanno chiesto al presidente ucraino di fermare la Gravidanza per altri (Gpa), o perlomeno di regolamentarla, dopo che già altri parlamentari avevano espresso lo stesso intendimento. Le agenzie di intermediazione ucraine, peraltro, hanno trovato un metodo lucrativo per aggirare il divieto di accesso alla Gpa per le coppie straniere omosessuali. L’associazione Mother’s Force ha denunciato che nel 2019 ben 3mila madri portatrici ucraine hanno partorito a Cipro, nella parte settentrionale sotto controllo turco («Destinazione ideale per ogni tipo di famiglia», come recita la pubblicità dell’agenzia Surrogacy 365), affidando poi i piccoli a coppie gay di tutto il pianeta.
Tra febbraio e marzo 2020, sotto la pressione dell’imminente lockdown, 14 ragazze ucraine si sono sottoposte al parto cesareo a Cipro, rientrando poi frettolosamente in patria. Il 15 agosto il New York Timesha denunciato, attraverso i racconti della giovane madre surrogata, che una neonata è morta a causa dell’imperizia dei medici in un appartamento di Famagosta, trasformato in ospedale clandestino. In Russia, invece, durante il lockdown sono nati 1.000 bambini, perlopiù affidati temporaneamente a baby sitter professionali, con ampie aree di opacità, tanto che per evitare il peggio a San Pietroburgo si sta pensando di organizzare un volo umanitario con 30 bambini diretti in Cina.
L’utero in affitto è ormai un business planetario e dunque gli effetti della pandemia sui bambini non riguardano solo l’Europa. In Nuova Zelanda i giudici del Tribunale per la famiglia hanno risposto alla pressione delle coppie committenti velocizzando le procedure di ingresso dall’estero per i neonati da Gpa: potranno avere la cittadinanza e dunque il passaporto già nel Paese di nascita, figurando come adottati. Già 16 coppie neozelandese hanno approfittato della nuova normativa. Negli Stati Uniti, dove dalla fine di gennaio sono in vigore restrizioni ai voli, si moltiplicano le segnalazioni di bambini nati da Gpa in affidamento a società di babysitter. Aumenta la domanda, di conseguenza il prezzo e prosperano le aree di illegalità. Il 17 settembre in Vietnam, dove dal 2015 la Gpa è consentita solo tra familiari, sono state arrestate due sorelle con l’accusa di aver reclutato 20 connazionali, spedite a partorire in Cina per le coppie committenti.