L'arrivo del Tir in Ucraina
«Dear benefactor Michele Mariella...». Così inizia la lettera giunta a ridosso del Natale da Anastasiia Feshchenko, presidente dell’organizzazione “Charity fund name Michael Vasylevsky” che annuncia la felice conclusione dell’invio dei consistenti aiuti umanitari dalle Marche per il popolo ucraino, in guerra da oltre un anno e mezzo. La lettera continua con infiniti ringraziamenti perché «le buone azioni non passano inosservate, brillano come fari per coloro che sono in attesa di aiuto e ci danno la speranza che insieme supereremo ogni avversità».
Era l’8 marzo 2022 quando, dalle colonne di Avvenire, raccontavamo l’odissea di cinque mamme con i loro sette figli piccoli strappati alla guerra in Ucraina e portati in salvo in Italia. Un’impresa nata dalla caparbietà di un avvocato 50enne di Pesaro, Michele Mariella, sostenuto dalla moglie Francesca e dai loro quattro figli. In pochi giorni improvvisarono un viaggio della speranza. Fu un’inaspettata gara di solidarietà. Partirono per la frontiera ucraina due pulmini. Un percorso di oltre 3mila chilometri da Pesaro a Korczowa, in Polonia, per salvare vite umane.
A distanza di un anno e mezzo, mentre nuove guerre minacciano il mondo, Michele e la sua famiglia non hanno mai cessato di aiutare la popolazione ucraina, potendo contare sulle proprie forze e sulla solidarietà della gente comune. Lo scorso novembre hanno fatto arrivare a Pesaro un enorme Tir proveniente dall’Ucraina. Sono stati caricati: 50 letti d’ospedale, 15 sollevatori idraulici, 10 deambulatori, 35 materassini antidecubito, 30 scatole con kit per il controllo glicemico, 80 scatoloni di vestiti e scarpe, 13 di cibo, e molto altro.
Il Tir, una volta rientrato in patria, ha consegnato il prezioso carico «ma solo ora è arrivata la conferma dell’avvenuta consegna» spiega Michele, che dall’anno scorso ha rilevato l’organizzazione di volontariato “Reciproca”. Una piccola realtà gestita insieme ad alcuni amici e a due ucraini, che in questo periodo si è già distinta per numerose iniziative benefiche. «In un anno e mezzo abbiamo portato al sicuro in Italia circa 70 persone, molte di loro oggi sono dislocate sul territorio nazionale grazie anche alla Caritas – dice Michele – mentre altri, rimasti a Pesaro, sono stati aiutati nelle questioni di tutti i giorni».
Per il Tir della solidarietà è stata contattata Olha Vasylevska, deputata del partito di Zelensky al Parlamento ucraino. «Sarebbe stato un grave danno veder finire tutta questa merce sul mercato nero», spiega Michele. Un altro aiuto arriva da Paolo Gorga, dell’Unione nazionale sottufficiali sezione di Pesaro. Ma determinante è stata la cooperativa di disabili “T41 protesica”, fondata da don Gianfranco Gaudiano a Pesaro negli anni 80, e oggi specializzata nella rigenerazione degli ausili ospedalieri dismessi. Come i letti a manovella e i sollevatori idraulici, importantissimi perché possono funzionare anche senza elettricità. Si tratta di materiali tuttavia non più rigenerabili per i nostri ospedali a causa della nuova normativa vigente. Così l'Azienda sanitaria territoriale ha autorizzato la Cooperativa T41 a donarli a “Reciproca”.
Nella lettera dall’Ucraina si legge poi come il materiale sia stato distribuito «tra la popolazione bisognosa e le istituzioni mediche nei territori non occupati delle regioni di Kiev e Donetsk. Tutti i letti, i materassi antidecubito e i sollevatori idraulici sono stati consegnati al Dymer Central Village Hospital, che ha aperto un nuovo reparto per la cura dei pazienti in cure palliative. Tutori per il ginocchio e altri materiali sono andati al centro di riabilitazione». Giocattoli, vestiti e biancheria sono stati consegnati agli sfollati interni rifugiati nella Polissya, comunità nel nord della regione di Kiev. Parte del cibo è stato distribuito ai poveri e famiglie con più figli di Borodyanka. La lettera si conclude con un’infinità di foto che documentano tutto e con i ringraziamenti: «Lascia che la tua gentilezza e generosità ti ritornino cento volte tanto». Parole che hanno portato una forte emozione in tutta la comunità di Pesaro.
«Da un anno e mezzo le guerre e i problemi del mondo sono una realtà viva in casa nostra», dice Michele che dallo scoppio della guerra in Ucraina ospita sette profughi nella sua abitazione. «Non è sempre tutto facile ma siamo un’unica famiglia umana e dobbiamo imparare a camminare nella pace».