L'eremo di Camaldoli - Ansa
Le riflessioni del cardinal Zuppi per gli 80 anni del Codice di Camaldoli offrono spunti particolarmente interessanti al dibattito sul ruolo dei cattolici in politica e su come si possa rivitalizzare la nostra stanca democrazia. Lo scenario è chiaramente diverso, ma non mancano alcune analogie. Allora l’impegno era quello di costruire le regole di una nuova convivenza civile dopo gli anni del regime fascista e della guerra. Oggi abbiamo l’obbligo morale, ma anche “vitale” di ridare nuova linfa alle nostre democrazie che mostrano segni di pericoloso cedimento di fronte alle crisi globali: guerra, migrazioni, clima, aumento delle disuguaglianze. Quell’esperienza del luglio 1943 che si tradusse nel Codice divenne espressione autorevole della scelta di una politica democratica fondata sulla persona umana e sui valori di giustizia, libertà e solidarietà. I suoi frutti ispirarono parti fondamentali della Costituzione. Oggi, di fronte alla necessità di una nuova “stagione costituente”, nazionale ed europea, è importante avviare una riflessione culturale sulla capacità progettuale dei cattolici, per tornare a farsi protagonisti. Come ravvisato dal cardinal Zuppi, oggi uno dei problemi più seri è il divorzio tra cultura e politica che porta a «una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni».
Ecco che emerge il tema della visione. Serve una politica che protegga i deboli, rimetta al centro le questioni sociali a partire dalla difesa del lavoro, rilanci la società civile con le sue reti di solidarietà, si batta per la tutela dell’ambiente, difenda i diritti delle persone, trovi strumenti adeguati per gestire i cambiamenti creati dalle trasformazioni tecnologiche, denunci i mali dell’attuale sviluppo che, se non governato, farà crescere le disuguaglianze e condurrà a una crisi irreversibile del Pianeta, garantisca un’equa redistribuzione della ricchezza. Sta cambiando la storia e a interpretarla sono i nuovi nazionalismi. Dobbiamo rimetterci in cammino! La regola di San Benedetto patrono d’Europa, “ora et labora”, è più che mai valida oggi: è il momento di esserci. Le sfide epocali che stiamo vivendo richiedono un nuovo impegno che sia in grado di abbracciare tutte le culture e in grado di ridare dignità a persone e comunità. Perché è nel sapere dare risposte che starà la possibilità di rivitalizzare una democrazia che appare fragile e “in ritirata” nel mondo. Fraternità e amicizia sociale sono le vie per costruire un mondo migliore, con l’impegno di tutti: cittadini e Istituzioni. Su queste basi si può far crescere l’intuizione di una nuova “Camaldoli europea” a cui tutte le forze politiche che si riconoscono nei valori della fraternità, della solidarietà e dell’uguaglianza possano contribuire. Perché in un contesto geopolitico sempre più instabile, è solo agendo nella cornice europea che potremo dare risposte concrete ed efficaci. Le elezioni europee 2024 saranno uno spartiacque decisivo, con il rischio di un’ ulteriore espansione delle destre nazionaliste, che già promettono esplicitamente di smantellare le politiche Ue messe in campo finora, per realizzare un’Europa di Statinazione accomunati da rivendicazione identitarie.
Se l’Europa non è un semplice incidente della storia, come diceva David Sassoli, allora spetta a noi decidere oggi quale Europa desideriamo costruire, basata su quali valori. Lo spirito di Camaldoli ci chiama a realizzare un’Europa ancorata a solidarietà, diversità, stato di diritto, democrazia e giustizia sociale – con un forte richiamo alla solidarietà intergenerazionale. Un’ Europa che attinga alla sua secolare tradizione di umanesimo, laico e cristiano. Un nuovo umanesimo europeo è oggi doveroso e possibile. Le varie anime popolare, socialista, liberale sono chiamate a trovare piattaforme valoriali comuni per far fronte alla forza disgregante degli egoismi nazionali. Questo la storia ci insegna. I padri fondatori ebbero coraggio, rompendo con le consolidate logiche nazionalistiche e creando una realtà inedita.
L'eurodeputata Pd Covassi - Parlamento europeo
Oggi siamo chiamati allo stesso sforzo. Si parta dal messaggio potente delle encicliche “Laudato Sì” e “Fratelli tutti” con cui si rimette al centro la dignità complessiva della persona che nasce da una grande ispirazione progressista della dottrina sociale della chiesa. L’ecologia integrale diventi un nuovo paradigma di giustizia, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana, ma la vita stessa. Elaborare i grandi ideali, ma anche le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto nelle proprie relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni. Una fraternità da promuovere nei fatti, ritrovando il senso e il metodo della “politica migliore” al servizio del bene comune, con al centro la dignità di ogni essere umano. Da Lisbona, dove si è svolta la Gmg, papa Francesco ha ricordato che il mondo ha bisogno di un’Europa che includa popoli e persone e apra tre cantieri di speranza: l'ambiente, il futuro e la fraternità. Da Camaldoli a Lisbona, è ora di tracciare nuove rotte per il futuro comune.