Lo ha inventato il Centro di ricerca “Alfredo Galmozzi” di Crema, spande le sue fragranze nei chiostri del Centro culturale Sant’Agostino e prosegue fino a sabato. La sua ispirazione: “Gusti di casa”, il libro che a giugno – nel segno di Expo – ha riunito ricette di cremaschi per sangue e cremaschi per immigrazione. La sua data zero: domenica scorsa.
L’inaugurazione della kermesse è toccata a Carlo Alberto Vailati, secondo molti critici gastronomici “il Gualtiero Marchesi della provincia di Cremona”. Si fa presto a dir minestra, ma le minestre della tradizione cremasca come le fa lui sono qualcosa di estremamente particolare. E’ vero, domenica qualche ricetta l’ha svelata. Ma si accettano scommesse: qualcuno dei presenti sarà in grado di replicarne la qualità? Forse sarà più semplice con il cous cous “amatoriale” presentato subito dopo da Roberta Riboni: il nome non inganna, anche lei una cremasca purosangue come Vailati. Ma con una differenza “sopravvenuta”: sposa di un tunisino. E pure della sua religione islamica, oltre che della sua cultura a tutto tondo. “E’ tra le partecipanti più attive – racconta Lidia Gallanti del “Galmozzi”: nell’iniziativa ha coinvolto non solo la comunità islamica cremasca, ma anche i ragazzi della scuola media in cui insegna. Una scuola che raccoglie presenze romene, indiane, russe, africane e mediorientali”.
Ed ecco il programma completo dello showcooking, che inizia ogni volta alle 17. Martedì, Sergio Brambini “duellerà” ai fornelli con Natalia Drozdov (risotto con la salsiccia “contro” pelmeni tradizionali russi). Mercoledì la torta paesana di Antonio Bonetti “sfiderà” le thikia, le polpette indiane di Jaspreet Kaur. Giovedì Luciano Albertini preparerà invece la “pocia con le masole”, e subito dopo Jelena Bajitajic comporrà il giouvetsi, un piatto della tradizione greca. Gran finale l’11 settembre: Chicca Coroneo impasterà la bertolina, regina delle torte cremasche. E la “sfidante” etnica? Sorpresa!
Intanto, Gallanti dà un’ altra anticipazione: “I cremaschi di origine straniera parteciperanno quasi sempre con un aiutante di famiglia, come ha fatto Riboni”. E come faranno “la ragazza moldava e quella indiana, che lavoreranno con le loro madri facendo pure da traduttrici”. Davvero un incontro di culture nel segno dell’integrazione? L’organizzatrice conferma, e gioca con le parole: “Lo stiamo facendo giusto. E con gusto”.