giovedì 18 marzo 2010
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Ilaria Cucchi ha appena saputo del voto unanime della commissione parlamentare. Commenta a caldo quella che sembra un’altra tappa dolorosa nel cammino di ricerca della verità. Con la dignità e la tenacia di sempre. «Siamo molto soddisfatti dell’esito dell’inchiesta parlamentare. Né noi né i nostri consulenti – dice Ilaria – abbiamo mai sostenuto che Stefano fosse morto per via delle fratture. Ovviamente però la sua morte è collegata alle lesioni: mio fratello è morto per un grave squilibrio idroelettrolitico. Ma sicuramente se il suo fisico non fosse stato così debilitato proprio dalle lesioni non sarebbe morto in soli quattro giorni».Secondo la commissione, dunque, Stefano subì lesioni gravi, anche se la sua morte è da attribuirsi alla disidratazione. Concorda con la tesi dei parlamentari? Le fratture ci sono, è ormai incontestabile, sono recenti e sono compatibili con un pestaggio. Ma non parliamo solo di fratture: basti pensare che Stefano aveva sangue nello stomaco e nella vescica. Chiediamo che sia riconosciuto l’omicidio preterintenzionale per chi gli ha provocato queste lesioni.Nonostante fosse ricoverato in un ospedale, nessuno sembra essersi reso conto dello stato in cui stava precipitando.Esatto. Stefano all’ospedale Pertini è stato semplicemente lasciato morire. Se gli fossero stati fatti gli accertamenti dovuti, sarebbe ancora qui tra noi. La responsabilità dei medici è gravissima ed è innegabile.Un altro mistero riguarda le difficoltà che ha avuto per comunicare con l’esterno. Voi cosa sapevate del suo stato quando era ricoverato? Non abbiamo avuto assolutamente nessuna notizia, se non che fosse stato ricoverato d’urgenza. Io resto convinta che se Stefano avesse avuto modo di parlare con noi o con l’avvocato, cosa che era nei suoi diritti e non gli è stata consentita, avrebbe interrotto questa sorta di digiuno che era finalizzato proprio a questo: parlare con qualcuno. Ma nessuno s’è posto il problema di garantire questo suo diritto.Ci si è appellati alle norme che prevedono, per i detenuti ricoverati, il divieto di contatti con i familiari...Stiamo parlando di una persona che stava morendo. Non ci si può aggrappare alla burocrazia.Come state vivendo, voi in famiglia, le tappe di questa vicenda?Questi sono momenti molto drammatici per noi. Perché stiamo realizzando quello che è veramente avvenuto a Stefano. Ogni notizia in più che abbiamo è un dolore enorme per noi. Oggi abbiamo avuto la conferma che Stefano è morto nell’abbandono totale, senza il minimo conforto, né da parte nostra, né di tipo psicologico o sprituale. È stato trattato come l’ultimo tra gli ultimi. Stefano ha passato i suoi ultimi sei giorni con una enorme sofferenza, sia fisica che psicologica. Questo è assurdo. E qualcuno dovrà risponderne.L’impegno per la verità riesce a dare un senso al dolore suo e dei suoi genitori?Certo. Vogliamo cercare di dare una dignità alla morte di Stefano, visto che in quegli ultimi sei giorni di vita non gli è stata concessa. E perché questo non debba più ripetersi per altre persone.Il lavoro della magistratura procede. Che cosa vi preoccupa ora?In questo momento la nostra preoccupazione è per il comportamento e l’atteggiamento dei consulenti nominati dalla procura. Fino all’altroieri parlavano di malformazioni e di fratture pregresse, che non risultano da nessuna parte nella storia clinica di Stefano. Ora, di fronte a queste evidenze - le fratture recenti sono incontestabili - cosa escogiteranno per tutelare, per difendere chi ha provocato le lesioni a Stefano? Inventeranno una caduta accidentale? Mi riferisco alle notizie trapelate dai consulenti incaricati della Procura. Pochi giorni fa anche l’anatomopatologo ha riscontrato la presenza di sangue nelle fratture. Quindi il fatto che siano recenti è incontestabile.Ilaria, com’era Stefano? Come le piace ricordare suo fratello?Stefano era un ragazzo molto solare, allegro e buono. Nonostante tutti i problemi che ha avuto. E di fronte ai quali siamo sempre rimasti molto uniti, cercando di aiutarlo. Stefano era un fratello meraviglioso. Non meritava di morire in questo modo. Non lo merita nessuno.
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