giovedì 23 luglio 2009
Violazione dei principi costituzionali e durata non ragionevole dei processi: ecco i rilievi del Consiglio superiore della magistratura. Mancino smorza i toni, ma Pdl e Lega insorgono.
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Alla grande maggioranza del Consiglio superiore della magistratura il ddl Alfano sulla riforma del processo penale non piace affatto. Lede, è l’accusa sostanziata ieri con un voto a larga maggioranza, alcuni principi costituzionali, come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata dei processi, e avrà «effetti gravi» sull’efficacia delle indagini. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino (che ha votato a favore del giudizio negativo, insieme a tutti i togati, mentre hanno votato no i due laici vicini al centrodestra) ha tenuto subito a ricordare che le pronunce del plenum su provvedimenti che riguardano l’organizzazione della giustizia sono pareri obbligatori ma non vincolanti e, che quindi, la deliberazione non può «essere considerata una bocciatura - dato che il Csm non boccia né approva -  ma un parere articolato». Ma dal centrodestra si alza lo stesso la polemicaIl meno preoccupato del giudizio del Csm è apparso proprio il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha fatte proprie le parole di Mancino: «È un parere, non c’è nessuna bocciatura: è il Parlamento che promuove o boccia i ddl». Ma altri esponenti del Pdl, coma Gasparri, Bocchino, La Loggia o Quagliarello, sono andati contro la decisione di Palazzo dei Marescialli a testa bassa: «Il Csm non può ergersi a terza Camera, non può dare  - hanno ripetuto in coro - giudizi di costituzionalità delle leggi, non può interferire con il lavoro del Parlamento».Le opposizioni ribaltano il discorso. Invece di sindacare l’operato del Csm, dice Donatella Ferranti del Pd, il Parlamento e il governo tengano conto dei pareri negativi del Csm e modifichino il provvedimento. Mentre Michele Vietti (Udc) parla di polemiche stucchevoli sul ruolo del Csm: « Ciascuno faccia il proprio mestiere: l’organo di autogoverno dei giudici  è abilitato a valutare le modifiche legislative sotto il profilo delle loro ricadute sul funzionamento del sistema giudiziario; il ministro della Giustizia ha facoltà di tenere in considerazione o meno pareri che per loro natura non sono vincolanti». Dura con il governo l’Idv: «Alfano vuole mettere sotto controllo i giudici» dice Giuseppe Donadi».Mancino, in serata, è tornato sulla vicenda in modo più esteso: «I pareri che l’organo di autogoverno esprime non vincolano le autorità di Governo e meno che mai il Parlamento, sovrano nelle sue decisioni». Tuttavia, ha aggiunto, « la Commissione competente del Csm ha lavorato per quattro mesi e ha tenuto molte riunioni  nel corso delle quali ha elaborato in progress un testo di suggerimenti, avanzato perplessità e, perché no? anche critiche - ma c’è uno spazio per le critiche?». Sarà Alfano a decidere di quali rilievi  tenere conto e di quali no. Per questo sono «aprioristiche»  le critiche al Csm  di «sconfinamento» o di «ergersi a Terza camera».Ma quali sono i rilievi e le critiche dell’organo di autogoverno dei giudici? Nel mirino c’è soprattutto la proposta di affidare il grosso delle indagini dai magistrati alla polizia giudiziaria, togliendo potere ai pubblici ministeri che non potranno più, come accade oggi, acquisire direttamente le notizie di reato. In più, secondo i consiglieri del Csm, si allenta la dipendenza della polizia giudiziaria dal pm, creando una sorta di centro parallelo di indagine, sottoposto - come è la polizia - alle dipendenza del governo. Decisioni che, secondo il parere votato ieri, minano alla radice il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale  e quello della separazione dei poteri. Eccessive e troppo generiche, secondo il Csm, anche le nuove norme sulla ricusazione dei giudici, basate anche sulle loro dichiarazioni pubbliche: porterebbero a ricusazioni a catena, paralizzando di fatto l’attività dei Tribunali.
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