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«La strada da percorrere è ancora lunga ma sarebbe un errore strategico e politico drammatico fare un passo indietro». La linea è netta. E nette sono le parole del ministro della Difesa. «Il nostro sostegno all'Ucraina resta forte e totalmente inalterato». È il giorno delle comunicazioni alla Camera. Il punto è la proroga degli aiuti militari a Kiev. Crosetto non tentenna. «Continueranno finché non cesseranno gli attacchi dei russi». E. dopo aver detto che il 2024 sarà un «anno cruciale», conferma una scelta ampiamente annunciata. «Dopo sette pacchetti già formalizzati, abbiamo da poco dato il via libera all'invio a Kiev di un'ottava tranche di aiuti militari... Anche questo pacchetto di equipaggiamenti e sistemi d'arma sono volti solo e soltanto a rafforzare le capacità difensive dell'Ucraina». Crosetto difende la linea del sostegno all'Ucraina. Parla di «scelta di coerenza». Poi guarda al dramma della guerra e fotografa un quadro nero. «Purtroppo la controffensiva estiva dell'Ucraina non ha dato i risultati sperati e l'esercito di Kiev sta affrontando un nuovo inverno di guerra», ripete a Montecitorio. I numeri sono terribili. «Ci sono vasti campi minati: secondo le stime dell'intelligence ucraina, sono oltre 8 milioni le mine impiegate dai russi a protezione delle proprie posizioni», riferisce il ministro della Difesa. Le forze parlamentari si confrontano. «Proseguire nel programma di sostegno all'Ucraina in tutte le forme...», si legge nella risoluzione unitaria di +Europa, Azione, Italia Viva. Certo la pace resta per tutti la via maestra. Forza Italia lo dice con forza. «Sì, resta la via maestra, ma va difesa e conquistata con la diplomazia e, se necessario, anche con la forza delle armi. Il presidente Zelensky e l'Ucraina sanno che l'Italia è con loro», dice il deputato Roberto Bagnasco. Crosetto è su questa linea. Il governo è su questa linea. «Sembra essere giunto il momento per una incisiva azione diplomatica che affianchi gli aiuti militari, ci sono segnali importanti che arrivano da entrambe le parti...», rivela Crosetto che invita però al realismo: «Alcune dichiarazioni russe fanno trasparire una lenta maturazione della disponibilità al dialogo e di tutto questo dobbiamo tenere conto nell'avvicinamento a trattative che possano portare alla interruzione del conflitto. Vanno alternate deterrenza e diplomazia, iniziative sanzionatorie e descalation, condanna e dialogo ma il presupposto di ogni azione, il nostro principio faro deve restare che in questa guerra ci sono un aggressore e un aggredito, una nazione che ogni giorno bombarda obiettivi ciivili e militari e viola sistematicamente ogni regola di convivenza civile». Ecco il punto. Mosca e Kiev non sono la stessa cosa. E - spiega il ministro - «se accettiamo che riprenda nel mondo la regola del più forte e se il consesso delle nazioni si piega alla regola del più forte e decide di girarsi dall'altra parte per comodità politica, per tranquillità economica, pezzo dopo pezzo perderemo spazi di libertà, democrazia e sicurezza»