Per consentire ai minori in situazioni di disagio di poter crescere in nuclei familiari, occorre adottare «provvedimenti urgenti» a tutti i livelli istituzionali. È quanto si propone il Comitato promotore della campagna "Una firma per donare futuro: petizione per il diritto a crescere in una famiglia", al quale ha aderito anche "Famiglie per l’accoglienza", che partecipa al Tavolo nazionale dell’affido, assieme ad Anfaa, Ubi Minor, Coremi, Rete famiglie aperte Cnca, Coordinamento Roma Affido.La petizione è online su
www.dirittoallafamiglia.it dove è possibile procedere alle sottoscrizioni e aderire oppure scaricare i moduli alla pagina "materiali". I promotori dell’iniziativa, coordinata da Progetto Famiglia onlus e Punto famiglia, e patrocinata dal Cismai (Coordinamento italiano servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) e dalla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), rilevano che sul problema dei "minori fuori famiglia", nonostante «evidenti esigenze», si assiste, soprattutto negli ultimi anni, alla «progressiva riduzione delle risorse pubbliche a ciò destinate» con il conseguente «grave deterioramento del sistema di tutela familiare e minorile italiano».In particolare la petizione, indirizzata al presidente della Conferenza permanente delle Regioni e delle Province autonome, si rivolge a otto regioni – praticamente tutto il Mezzogiorno e gran parte del Centro –, simbolicamente definite «fuori famiglia», che mostrano «standard molto inferiori alla già mediocre media nazionale». Si tratta di Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.Sono sette i provvedimenti che le associazioni firmatarie hanno inserito nel testo del documento. Intanto, l’obbligo di «sancire solennemente il diritto a crescere in famiglia»; una misura, quest’ultima, che richiede una necessaria integrazione degli Statuti delle Regioni. Il secondo punto recita: «Assicurare l’esigibilità del diritto a crescere in famiglia», attraverso la definizione degli standard obbligatori dei servizi che i Comuni, singoli oppure associati, dovranno attivare, e anche attraverso lo stanziamento di risorse finanziarie. Ancora, occorre garantire «un assetto adeguato dei servizi per la famiglia e l’infanzia», tra cui quelli dell’affido, procedendo anche a un pieno riconoscimento del ruolo delle associazioni familiari.Il quarto punto riguarda la promozione dell’affidamento familiare, «inteso come strumento che integra, senza sostituirlo, il ruolo delle figure genitoriali, assicurando ai minori adeguate cure, mantenimento, istruzione e relazioni affettive». La quinta delle sette richieste investe l’attivazione di «sostegni mirati alle famiglie in crisi, agli affidamenti familiari e alle adozioni difficili» che passano da stanziamenti utili a prevenire gli allontanamenti dei figli, ad aiutare i nuclei d’origine e quelli affidatari, garantendo a questi ultimi un contributo spese. Restando alla misura numero cinque, si insiste su un percorso di accompagnamento verso l’autonomia per gli affidatari diventati maggiorenni, su aiuti economici a reti e associazioni dedicate e sull’erogazione di contributi ai genitori di minori adottati di età superiore ai dodici anni e a quelli con handicap. Gli ultimi due punti: «Monitorare i minori "fuori famiglia"», con rilevazioni e analisi aggiornate «sul fenomeno dell’affidamento familiare e delle comunità per minori»; definire «standard minimi nazionali delle comunità per minori», affinché «le diverse tipologie siano disciplinate in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale».In una sezione del sito web viene anche spiegato come organizzazioni no-profit, enti pubblici, enti religiosi, organizzazioni private, gruppi e reti informali, possono aderire al comitato che promuove la petizione e la cui sottoscrizione sarà consentita fino al 30 aprile 2014.