Vaccini anche sotto i 12 anni - Ansa
Non c’è pace nemmeno nei pochi giorni di vacanza trascorsi nella sua Bergamo, per Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts. «Poche ore fa il mio ospedale (Locatelli è direttore del Dipartimento di Oncologia pediatrica al Bambino Gesù, ndr) ha preso posizione pubblica per smentire la notizia totalmente falsa di 3 adolescenti morti per il vaccino nelle nostre corsie». L’ennesima follia circolata sui social e rilanciata, condivisa, fino a raggiungere le chat delle classi, i gruppi genitori, le bacheche delle associazioni sportive. «Atteggiamenti del tutto irresponsabili», insiste Locatelli, che per la prima volta mette da parte i toni pacati e tranquilli che lo contraddistinguono per dire il suo «basta»: con le bugie, le paure immotivate, gli allarmismi ingiustificati dei media, le crociate di certa politica «che continua ad alimentare dubbi sulle vaccinazioni agli adolescenti».
Professore, cominciamo da qui: dalle vaccinazioni ai ragazzi.
Intanto l’adesione è stata più che buona: abbiamo un 38% della popolazione tra i 12 e i 19 anni che ha già ricevuto la prima dose, oltre un terzo cioè della platea interessata. Nella fascia 15-19, in particolare, si arriva a picchi di oltre il 50%. Questo dimostra la sensibilità dei giovanissimi al tema della vaccinazione. Si può e si deve fare ancora meglio per quanto riguarda la fascia 12-14 anni. Mi sento di rassicurare e incentivare nuovamente alla vaccinazione, lo dico in particolar modo alle mamme in questo caso: non si deve temere, occorre vaccinare i propri figli al più presto.
Proviamo a fugare i dubbi che più di frequente avanzano i genitori sul punto: «I vaccini non sono sicuri», «I rischi superano i benefici», «Mancano i dati»...
Tutte affermazioni prive di fondamento, diffuse in modo del tutto irresponsabile. Anche le affermazioni di alcuni, pochi, politici, che hanno spesso sventolato l’esempio della “cautela” tedesca per instillare dubbi famiglie rispetto alla vaccinazione negli adolescenti sono smentite: la Germania proprio in queste ore è tornata indietro su questo punto e ha raccomandato i vaccini per tutti i soggetti nella fascia 12-18. Tutte le società scientifiche pediatriche internazionali sono largamente favorevoli alle vaccinazioni anche nei soggetti sotto i 12 anni di età: in tal senso si sono espresse la Società Italiana di Pediatria e l’American Academy of Pediatrics, che anzi ha sollecitato la Food and drug administration, cioè l’agenzia regolatoria americana, a procedere celermente sulla revisione dei dati circa la sicurezza e l’efficacia dei vaccini anche per gli under 12. I vaccini sono efficaci e sicuri per queste fasce di età come si sono dimostrati esserlo per tutte le altre: non c’è alcun dato scientifico che dica il contrario e non c’è alcun motivo per pensare che non sia così.
A oggi, per altro, non risultano eventi avversi gravi tra i due milioni di adolescenti vaccinati nel nostro Paese?
Esattamente, basta guardare i Report dell’Aifa.
Quando sarà possibile vaccinare anche i bambini dai 12 anni in giù? Di fatto rappresentano l’unica fascia davvero “scoperta”, anche in vista della riapertura della scuola: le lezioni, dalla prima elementare alla prima media, non potranno iniziare con le stesse certezze dei gradi superiori circa la Dad...
Ragionevolmente già nel mese di novembre le agenzie regolatorie internazionali potrebbero dare il via libera a Pfizer e Moderna anche per i più piccoli. Ma attenzione: legare le vaccinazioni soltanto al tema della scuola in presenza è limitante. La priorità, intanto, è mettere i bambini in sicurezza: i 28 morti di Covid registrati sotto i 19 anni di età, 13 sotto i 10 anni, dall’inizio della pandemia e l’incremento di ricoveri a cui stiamo assistendo in queste settimane dimostrano la necessità di proteggerli dalla patologia grave. Di più: vaccinandoli riduciamo la circolazione virale e in questo modo otteniamo due risultati fondamentali. Primo: mettiamo in sicurezza indirettamente anche chi entra in contatto con loro. Secondo: riduciamo il rischio che nascano nuove varianti del virus, dato che la possibilità che si sviluppino è direttamente proporzionale proprio alla circolazione del virus. Per quanto riguarda il tema della scuola, dai 6 ai 12 anni occorre puntare l’attenzione sulle mascherine, il distanziamento ogni qualvolta possibile e l’organizzazione del trasporto pubblico locale: in questa direzione si è mosso in queste ore il sindaco di Firenze per esempio, con la decisione apprezzabile e subito raccolta dal commissario Figliuolo di fornire le Ffp2 ai ragazzi per la circolazione sui mezzi pubblici. Un ruolo altrettanto importante lo avranno anche i genitori: se saranno vaccinati e avranno l’attenzione di tenere i bambini a casa in presenza di febbre e sintomi suggestivi di Sars-Cov-2, il rischio di contagi a scuola potrà essere ulteriormente ridotto.
Vaccini anche sotto i 12 anni - Ansa
Cosa pensa dello zoccolo duro di professori – sono ancora il 14,5%, una percentuale che scende di pochissimo a ogni settimana che passa – che si rifiutano di vaccinarsi?
Trovo sorprendente e sconcertante che chi lavora nella scuola e ha il compito fondamentale di formare le nuove generazioni, con l’attenzione più che mai necessaria al tema del senso civico, non si vaccini ancora. Queste persone devono essere sensibili al tema della vaccinazione anche solo per un principio di autotutela: è evidentissimo dai numeri dell’oggi che chi va in terapia intensiva e muore non è stato vaccinato. Inoltre l’età media degli insegnanti italiani è alta, si aggira attorno ai 55 anni: l’infezione è un rischio decisamente non trascurabile in questa fascia anagrafica. Occorre fidarsi della scienza e delle evidenze, è un appello che rinnovo a tutti. Le parole del Santo Padre sulla responsabilità civile e sul dovere morale di vaccinarsi sono in questo senso illuminanti.
Professore, la quarantena è già stata ridotta a 7 giorni per i vaccinati entrati in contatto con un positivo. Pensa che potremo seguire anche noi la via della Gran Bretagna, che in queste ore ha deciso di cancellare del tutto l’isolamento?
Penso che le scelte prudenziali che abbiamo adottato finora sono state vincenti. Lo dimostrano i numeri della quarta ondata, che non sono saliti mai oltre i 7.500 casi a fronte dei 50mila o anche 60mila toccati in altri Paesi europei. Vorrei ricordare che alcuni autorevoli esperti avevano previsto oltre 30mila casi al giorno nel nostro Paese a metà agosto: un fatto che non si è verificato.
Provocatoriamente, qualche suo collega ha avanzato la richiesta che il Bollettino del ministero della Salute sui contagi cessi di essere pubblicato quotidinanamente: genererebbe terrore...
Sono d’accordo sul fatto che non vada enfatizzata eccessivamente l’attenzione sui dati, che per altro andrebbero letti sempre con sobrietà: faccio l’esempio del dato dei morti sempre di martedì, 54. In quel conteggio sono rientrati decessi avvenuti precedentemente, in base a svariati ricalcoli. Ancora: abbiamo oltre 400 pazienti in terapia intensiva, ma al picco della terza ondata questi stessi pazienti erano oltre 3mila. I dati, insomma, devono essere letti e interpretati correttamente. Tuttavia, questo premesso, è come sempre fondamentale la trasparenza e la condivisione di quanto accade: i cittadini del nostro Paese hanno il diritto di essere costantemente informati di quello che accade ed esiste il dovere di farlo.
Terza dose: Israele è partito, l’America lo farà a breve. Cosa succederà in Europa e in Italia?
La terza dose, per cui le evidenze scientifiche dimostrano l’effetto “booster” sui linfociti di memoria, è sicuramente necessaria al più presto per gli immunodepressi quali i riceventi un trapianto di organo solido o coloro che ricevono terapie con impatto sul sistema immunitario per patologie oncoematologiche. Come sistema sanitario dobbiamo attivarci prioritariamente su questa categoria. E i dati resi disponibili in queste ultime ore sul profilo di sicurezza e di efficacia della terza dose del vaccino di Pfizer/BioNTech sono confortanti. Per altre categorie, i fragili per età anagrafica o patologia concomitante, è in atto una valutazione accurata delle evidenze disponibili rispetto alla durata della protezione conferita dalla vaccinazione e sulla scorta di questi dati si deciderà se e quando somministrare la terza dose.
I medici in particolare, tra i primi ad essere vaccinati, rischiano però di restare scoperti e veder scadere il proprio Green pass a breve. È ragionevole pensare a un prolungamento della certificazione?
Sì, è un’ipotesi ragionevole. Abbiamo comunque ancora tempo per riflettere e valutare i dati sulla risposta anticorpale ai vaccini.
Che autunno ci aspetta?
Avremo due scenari con cui confrontarci: quello dei vaccinati, protetti dalla malattia grave nel 96% dei casi. E quello, ben più preoccupante, delle persone non protette perché hanno fatto la scelta di non vaccinarsi con un virus che non ha certo perso capacità di fare male e che anzi è anche più contagioso. Ecco perché è così importante insistere sulla vaccinazione soprattutto nelle categorie a maggior rischio. In ogni caso, con quasi il 70% della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, non rivivremo l’autunno dell’anno scorso.