Milano, piazza Duomo: Silvio Berlusconi con l'allora sindaco Gabriele Albertini nel 1997 - Fotogramma
Silvio Berlusconi è morto. E non si può parlare dell’ex premier senza parlare del suo rapporto con Milano, la città dove è nato il 29 settembre 1936, cresciuto e soprattutto si è affermato prima come imprenditore e poi come politico. Affacciandosi alla politica nazionale in modo diverso. In molti pensavo che si sarebbe in qualche modo “romanizzato”: non è stato così. Anzi, ai tempi del suo governo il punto politico settimanale si faceva il lunedì sera ad Arcore, nella sua villa. In quelle riunioni sono passati tutti i big di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell’Udc. E soprattutto quelli della Lega, con il suo amico-nemico Umberto Bossi, un altro che ha declinato la politica dal “Nord”.
Berlusconi, prima di entrare per l’ultima volta all’ospedale San Raffaele di Milano, si è voluto fermare a Milano 2 a Segrate, il quartiere che aveva costruito tanti anni prima; un segno del legame indissolubile del cavaliere con la città dove ha lasciato delle tracce indelebili. Un legame e un affetto corrisposti, come dimostrano le oltre 53mila preferenze con cui venne eletto al consiglio comunale di Milano nel 2006, più dei voti di scarto fra i due contendenti, e di fatto decretando la vittoria di Letizia Moratti contro Bruno Ferrante, e i festeggiamenti alle vittorie del Milan. Ha influenzato la vita della città in diversi aspetti, una “Milano da bere” e industriale di epoca socialista in una città nuova, più internazionale con sindaci - come Gabriele Albertini e Letizia Moratti - interpreti di quella Milano del fare che Berlusconi amava.
Diverso il rapporto con la Lombardia, dove ha sempre dovuto mediare con la Lega e soprattutto con Roberto Formigoni, con il quale arrivò a creare la Casa delle libertà, l’accordo strutturale tra Forza Italia, Carroccio, Alleanza Nazionale e Udc. «Scelse me per guidare la Lombardia», ha ricordato Formigoni. «Sono profondamente addolorata per la sua scomparsa. A lui mi legano tanti ricordi privati, grazie all’amicizia di mio marito con Silvio, e tanti ricordi di momenti pubblici, al servizio delle istituzioni del Paese – ha scritto sui social Letizia Moratti –. Ricordo la telefonata di quando mi è stata proposta la nomina a ministro dell’Istruzione nel suo governo - prosegue - e ricordo con orgoglio il lavoro fatto assieme in quegli anni. Ma anche la campagna elettorale per la mia corsa a sindaco di Milano». Milano non gli ha risparmiato però critiche come nel 1994, quando la manifestazione del 25 aprile si trasformò nel rilancio delle sinistre con Berlusconi e il berlusconismo. Così come la Procura di Milano divenne il luogo simbolo del rapporto conflittuale tra politica e magistratura.
Cresciuto in via Volturno, nel quartiere Isola, all’epoca zona popolare e vivace, è andato a scuola alla vicina via Copernico, dai Salesiani. Istituto ancora attivo dove ha incontrato Fedele Confalonieri, che davvero si dimostrerà il suo amico più sincero. Ma tanti sono i legami che ha stretto a scuola. Suoi compagni di classe furono anche Romano Comincioli e Luigi Scotti, entrambi senatori di Forza Italia, deceduti nel 2011 e nel 2008. Dopo la maturità classica, Berlusconi si è laureato all’università Statale in Giurisprudenza. E a Milano ha iniziato la sua carriera da immobiliarista, fondando nel 1961 la Cantieri Riuniti Milanesi Srl. La prima operazione è nella zona di via San Gimignano, quartiere residenziale a ovest di Milano dove abiteranno per tutta la vita la mamma di Berlusconi, Rosa, e la sorella Maria Antonietta. È nella vicina chiesa che Berlusconi si è sposato con Carla Dall’Oglio nel 1965. Con la Edilnord realizza un quartiere residenziale a Brugherio, al quale resta tanto affezionato che nel 2016 si presenta alla festa per i cinquant’anni del complesso.
Dal 1970 al 1979 crea la new town di Milano Due, affidata all’architetto Giancarlo Ragazzi, lo stesso che ha firmato il terzo anello di San Siro. Lì vicino sostiene la creazione dell’ospedale San Raffaele. Idea Milano 3, finanzia Casa Milan, la nuova sede della squadra con tanto di museo, inaugurata nel 2014. Compra il teatro Manzoni, il cinema multisala Odeon, ancora di sua proprietà. Sceglie piazza San Babila dove sale sul predellino di un’auto, per annunciare la nascita del Popolo delle libertà nel 2007. Segni indelebili, appunto, come gli studi Mediaset nella vicina Cologno Monzese, con la torre distintiva, visibile della tangenziale, dove ora sui due lati appaiono le scritte “Grazie papà”, “Grazie Silvio”.
Ma l’amore a volte è anche contrastato. Come quando durante un comizio dietro piazza Duomo, il 13 dicembre 2009, venne aggredito da un uomo che gli scagliò sul viso una statuetta della cattedrale. O può essere sbadato: mai ad esempio Berlusconi ha ricevuto l’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza del Comune (andata invece alla figlia Marina). Ieri il consiglio comunale di Milano gli ha riservato un minuto di silenzio, mentre il consiglio regionale ha rinviato la sua seduta in agenda per oggi. «Politicamente l’ho combattuto ma va riconosciuto il suo ruolo», ha dichiarato il sindaco Beppe Sala. «Un grande uomo, un grande lombardo, di umanità incredibile», ha aggiunto il governatore Attilio Fontana. Il capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico ha proposto che Berlusconi sia sepolto al Famedio. Con ogni probabilità non potrà essere sepolto nel mausoleo che lo stesso leader di Forza Italia si fece costruire dallo scultore Pietro Cascella ad Arcore, all’interno del parco della sua Villa San Martino. E al momento al sindaco di Arcore, Maurizio Bono, non sono giunte richieste. Ancora nessuno riposa nel mausoleo perché la legge al momento non lo permette.