Giovanni Tria con il Commissario agli Affari economici della Ue, Pierre Moscovici
Siamo alla seconda lettera sulla manovra del governo gialloverde, questa però è la prima formale. La prima era una lettera informale inviata dopo aver ricevuto le cifre della nota di aggiornamento del Def. È la prima tappa in base alle regole della nuova governance economica varata nel 2012.
La regola del debito. La nuova governance amplia le regole del patto di Stabilità. Dunque non solo massimo il 3% del pil per il deficit e il 60% per il debito. Introduce l’obbligo per i Paesi con un debito eccessivo, come l’Italia (il 130%) a ridurlo progressivamente. Strumento cruciale è il deficit strutturale, quello cioè al netto di fattori ciclici e una tantum. Di fatto, l’Italia è tenuta a ridurlo dello 0,6% del pil l’anno (anche se a Bruxelles sarebbe bastato lo 0,1%) . L’Italia invece nel 2019 lo peggiorerà dello 0,8%.
La prossima tappa. Entro due settimane dalla ricezione della bozza di bilancio la Commissione può chiedere a uno Stato di modificarla. Essendo la lettera di Roma arrivata all’alba del 16 ottobre, la scadenza sarebbe il 30 ottobre. Ma in quella settimana (per le festività dei Morti) il collegio dei commissari non si riunisce. La richiesta dovrebbe essere varata già alla riunione di martedì prossimo, 23 ottobre.
Quello che dovrebbe fare l’Italia. Se, come ormai praticamente certo, la Commissione chiederà modifiche, l’Italia avrà tre settimane per correggere. Su questa base si fonderà il parere finale che deve esser pubblicato per tutti gli Stati dell’Eurozona entro fine novembre.
Previsioni economiche d’autunno. Poco prima della pubblicazione del parere, la Commissione pubblica (si parla dell’8 novembre) le previsioni economiche d’autunno, che terranno conto dei piani di ogni governo Ue.
Pubblicazione del parere sul Bilancio. Dovrà esser approvato dal collegio dei Commissari, orientativamente il 21 novembre. Se il governo non avrà ottemperato alle richieste di modifica, il parere stabilirà che vi è «deviazione significativa» dagli obiettivi di medio termine. È la base della futura procedura per deficit eccessivo.
Eurogruppo. La palla passa a quel punto all’’Eurogruppo, che si riunisce a Bruxelles il 3 dicembre. I ministri dell’Eurozona dovranno vidimare il parere della Commissione. A inizio 2019, poi, la Commissione probabilmente avvierà la procedura per deficit eccessivo contro l’Italia. Tendenzialmente dovrebbe essere a inizio primavera, dopo i dati definitivi su pil, deficit e debito dell’anno precedente, anche se tecnicamente la procedura può esser lanciata in qualsiasi momento. L’Eurogruppo dovrà convalidare la decisione, che però può esser bloccata solo con una maggioranza super-qualificata.
Cosa implica per l’Italia. Essere in procedura rende impossibile accedere a qualsiasi forma di flessibilità, riservata ai «virtuosi». Se l’Italia tra il 2015 e il 2018 ha potuto ottenere 30 miliardi di euro in margini, è perché era fuori procedura. Lo Stato inadempiente può esser chiamato a versare un deposito (con interessi) pari allo 0,2% del pil (per l’Italia 3,4 miliardi di euro). Se continua a non ottemperare, diverrebbe un deposito senza interessi. E infine, in caso di perdurante violazione, la somma diventa una vera e propria multa.