Si moltiplicano gli interrogativi sulle condizioni di Eluana Englaro nelle ultime giornate di vita. Il suo corpo era così devastato dalla sofferenza, come è stato descritto da taluni che sono stati accompagnati nella sua stanza per certificarne proprio questo stato? No, gli ispettori inviati dall’azienda sociosanitaria hanno riscontrato, ad esempio, che la paziente risultava «adeguatamente nutrita», ben s’intende come può esserlo una persona in stato vegetativo. Ed è proprio quanto risulterebbe anche dall’autopsia. Tanto che la donna pesava 52,5 chili. E il suo cervello aveva dimensioni pressoché normali. Il corpo non aveva piaghe da decubito. A qualcuno è stata data l’autorizzazione ad entrare in quella stanza de La Quiete. Ad altri no. Perché? Se lo chiede anche Antonio Barillari, medico all’ospedale di Udine, assessore alla salute dimessosi nei giorni scorsi dalla giunta comunale guidata da Furio Honsell per dissenso proprio su come è stata tratta questa dolorosa vicenda. «Volevo capire qual era puntualmente lo stato di salute di Eluana. Attraverso una terza persona ho chiesto a Beppino Englaro di poterla vedere. Mi è stato risposto che non c’erano problemi da parte del padre, ma che dovevo chiedere l’autorizzazione all’anestesista Amato De Monte. Il collega me l’ha negata. Era domenica, il giorno prima della morte di Eluana. Questa opportunità mi era stata rifiutata da De Monte anche in una precedente occasione; Eluana era arrivata da pochi giorni e avevo chiesto la possibilità di constatare come stava». Barillari, va subito precisato, è uno dei circa 200 medici che hanno sottoscritto l’esposto all’Ordine in cui si chiede di accertare il rispetto del Codice deontologico da parte dei camici bianchi che hanno attuato il protocollo di progressiva sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione ad Eluana. In realtà, l’unico medico che ha operato all’interno della stanza de La Quiete che ha ospitato la Englaro è stato proprio De Monte. «Finché non sarà dato di conoscere tutti i risultati dell’autopsia è evidente – sottolinea Barillari – che tanti medici (e non solo loro) continueranno a porsi alcuni determinati interrogativi. Anche perché non risulterebbero chissà quali danni cardiaci o renali». L’arresto cardiaco è stato determinato dalla disidratazione? Ma qual è stato l’effettivo ruolo dei sedativi? Entro due mesi – ma non è escluso che la risposta arrivi prima – il responso, con il completamento di tutti gli esami. Ieri, intanto, il procuratore Antonio Biancardi e i suoi collaboratori hanno continuato a lavorare sul fascicolo degli esposti e delle denunce, facendo anzitutto un’opera di selezione. E le indagini continuano anche in Regione, per verificare se sono state rispettate le autorizzazioni amministrative per quanto riguarda il servizio svolto all’interno dell’istituto da un’associazione esterna e privata, i volontari di “Per Eluana”. Resta aperto pure il capitolo politico, con il Pdl che a Udine sta preparando una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Honsell. Sindaco che tornerà alla carica con Barillari per fargli rinunciare alle dimissioni. «Sulla vita non si ritratta, – anticipa l’ex assessore – quindi le mie dimissioni sono irrevocabili. Non vi può essere nessun baratto». «Ma è anche vero – aggiunge l’assessore – che a Udine, attraversata in questi giorni da contrapposizioni e lacerazioni, bisogna ritrovare la pacificazione, ben s’intende senza rinunciare alle proprie idee. È un’esigenza che s’impone anzitutto all’interno dell’ospedale stesso, dove si stanno materializzando schieramenti contrapposti di medici, infermieri e pazienti. Almeno in corsia deve prevalere un unico interesse, quello per la persona malata».