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Rimette i puntini sulle “i”, la Corte dei conti. Rivendica il suo ruolo di garanzia per una sana gestione finanziaria dei soldi pubblici. E dopo aver “bacchettato” il governo e quanti vorrebbero sottrarre al controllo dell’organo i fondi del Pnrr, promuove il nuovo codice degli appalti e la politica finanziaria «prudente» dell'esecutivo, in un momento di grande incertezza come quello che stiamo vivendo, e dà un indirizzo chiaro per il futuro: stop alle sanatorie perché creano iniquità e «perdite rilevanti» di gettito per lo Stato. La relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato 2022, presentata stamane a Roma, parte da un punto chiaro: è necessario «abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficolta' del recupero (e per esigenze di bilancio), la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquita». Un monito che però arriva proprio mentre la Lega annuncia di essere al lavoro su "una pace fiscale giusta e definitiva". Una considerazione, quella appunto di dire basta ai condoni fiscali, che tuttavia parte dai numeri, visto che le diverse disposizioni assunte tra il 2016 e il 2018 (dl 193/2016; dl 148/1017; dl 119/2018; legge 145/2018) hanno visto la presentazione di più di 4,1 milioni di istanze per 53,8 miliardi di introito previsto, di cui per oltre 33,6 miliardi vi è stato un omesso versamento. Troppo, dunque, il mancato gettito per lo Stato che deriva da condoni fiscali e sanatorie.
Il presidente Carlino - ANSA
Inoltre, è in particolare il presidente Guido Carlino a ribadire il ruolo fondamentale della Corte dei conti, visto che non va dimenticato «nel delicato circuito democratico, il ruolo di garanzia della magistratura contabile a salvaguardia dei principi costituzionali che presidiano la sana gestione finanziaria». La sua terzietà infatti, «costituisce la massima espressione dell'ausiliarietà nei confronti delle Assemblee elettive e dello Stato-comunità, attesta la sana e corretta gestione amministrativa e contabile e conferisce giuridica certezza alle risultanze dei conti pubblici che ne sono l'oggetto».
Una posizione rinforzata anche dal procuratore generale Angelo Canale, soprattutto riguardo i fondi della manovra finanziaria e del Pnrr. La Corte dei conti è «strumento di democrazia, in quanto nell'accertare i saldi della manovra finanziaria, rassicura sulla copertura, effettività e sostenibilità dell'impiego delle risorse pubbliche – ricorda - considerato che le stesse devono essere finalizzate, attraverso le leggi di spesa, al migliore soddisfacimento dei diritti costituzionali, dei diritti di tutti noi». In più, Nell'ambito delle competenze della Corte dei conti, aggiunge, «rientrano, per dettato costituzionale, i controlli sulle risorse del Pnrr, nelle modalità più confacenti all'obiettivo di garantire la correttezza del loro impiego, senza però frenare, in alcun modo, le iniziative attuative e di spesa».