Il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Filippo Penati (Pd), e altre persone, sono indagati a vario titolo per concussione, corruzione e illecito finanziamento ai partiti nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Monza sull'area Falk di Sesto San Giovanni. La Gdf sta effettuando 7 perquisizioni negli uffici del Consiglio regionale della Lombardia e in società e abitazioni di Milano e Sesto San Giovanni. L'inchiesta -- coordinata dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia - è nata con l'invio a Monza di parte della documentazione, per competenza territoriale, dell'indagine della procura di Milano sulla mancata bonifica dell'area di Santa Giulia e le presunte irregolarità fiscali della società Risanamento.
Una nota della Gdf spiega che in queste ore sono in corso diverse perquisizioni in abitazioni private, sedi di società ed alcuni uffici del Comune di Sesto San Giovanni. "Secondo l'ipotesi accusatoria -- si legge nel comunicato -- sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare secondo determinati criteri il Piano di governo del territorio".
Aggiornamento del 28 settembre 2017
I giudici della seconda sezione penale della corte d'appello di Milano hanno confermato l'assoluzione per Filippo Penati e gli altri otto imputati nel processo sul cosiddetto Sistema Sesto. I giudici d'appello hanno respinto le richieste formulate del sostituto procuratore Lucilla Tontodonati, la quale nella sua requisitoria aveva chiesto di riaprire il processo a Penati o condannarlo a tre anni. Una riapertura motivata con la necessità di ascoltare una serie di testimoni-imputati tra cui l'imprenditore Piero Di Caterina.
In primo grado, con una sentenza del tribunale di Monza del dicembre 2015, Penati e gli altri imputati erano stati assolti dalle accuse di corruzione e di finanziamento illecito. Oggi la corte d'appello ha confermato la scelta dei giudici monzesi di primo grado, ha condannato la parte civile al pagamento delle spese legali e fissato in 90 giorni i termini per la diffusione delle motivazioni.