Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, accoglie un profugo siriano disabile
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, li chiama «corridoi umani», per rimarcare lo spirito del progetto proprio «in un momento in cui c'è troppa disumanità». Paolo Naso, per la Federazione chiese evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, rilancia l'idea dei «corridoi umanitari dalla Libia» per una evacuazione europea delle persone detenute nei centri di un paese in piena guerra civile. Entrambi stamattina a Fiumicino hanno dato il benvenuto a 40 profughi siriani sfollati in Libano, che con altri 33 arrivati ieri da Beirut hanno completato l'ultimo arrivo di 77 richiedenti asilo reso possibile in tutta sicurezza grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese in accordo con i ministeri dell'Interno e degli Esteri. Un meccanismo da tempo attivato anche dalla Cei, attraverso la Caritas e Migrantes, in collaborazione con Sant'Egidio, anche dall'Etiopia per i profughi eritrei, sudanesi, somali.
Subito dopo lo sbarco, sono cominciate, come da prassi, le procedure di identificazione e le prime fasi di accoglienza terminate le quali si è svolta la cerimonia di benvenuto e l'incontro con i giornalisti alla presenza di Impagliazzo e Naso insieme con rappresentanti dei ministeri dell'Interno e degli Esteri.
Dal febbraio 2016 circa 2.100 profughi sono già arrivati in Italia (più di 1.600 dal Libano, altri 500 dall'Etiopia in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana), oltre ai circa 500 giunti in Francia, Belgio e Andorra. I nuovi arrivi saranno gestiti da associazioni, parrocchie, comunità e famiglie in diverse regioni italiane. Insieme all'accoglienza verrà subito proposto l'apprendimento della lingua italiana per gli adulti, la scuola per i minori e l'inserimento lavorativo, una volta ottenuto lo status di rifugiato.