Monsignor Vincenzo Rini, in una foto del 2006 - Siciliani
Raccontare la verità dei fatti era la sua passione. Monsignor Vincenzo Rini, giornalista cremonese 75enne, ex presidente Sir, ex direttore del settimanale diocesano “La Vita Cattolica”, se n’è andato nella notte per il Covid-19. Da pochi giorni era stato ricoverato presso l’ospedale Maggiore di Cremona ma le sue condizioni si sono aggravate in maniera irreversibile.
Una vita spesa per informare e scrivere della gente e della Chiesa, con serietà ed entusiasmo tanto da diventare, dal 1996 al 1999, presidente nazionale Consis (Consorzio nazionale servizi informazioni settimanali) e, dal 1999 al 2005, presidente nazionale Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e Presidente del Sir (Servizio Informazione Religiosa) nel 2006.Il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, anche lui ricoverato presso il nosocomio cremonese per Covid-19, ha espresso il suo cordoglio, manifestando la sua vicinanza nell’affetto e nella preghiera alla famiglia e ai tanti amici che oggi lo salutano.“Don Vincenzo aveva la capacità di leggere e ricomporre il frammento dell’insieme” commentano a caldo Vincenzo Corrado direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei e don Ivan Maffeis attuale sottosegretario. Con questi ultimi aveva contatti frequenti. “Ogni incontro con don Vincenzo – continuano – rappresentava sempre una finestra nella speranza, quella virtù che ha contraddistinto la sua vita”.
Aveva condotto il settimanale diocesano di Cremona per 30 anni fino al 2016 quando si erano celebrati i 100 anni dalla nascita del giornale. Ma da quando aveva lasciato la guida del settimanale non aveva smesso di scrivere (anche dei romanzi) e di assumere incarichi a livello locale e nazionale. Attualmente era assistente dell’Ucid cremonese e, dal luglio scorso, anche consulente ecclesiastico del Gruppo lombardo e Consigliere ecclesiastico della Federazione provinciale Coltivatori Diretti di Cremona. Da due anni era anche stato nominato dalla Cei Assistente ecclesiastico nazionale dei Convegni di Cultura “Maria Cristina di Savoia”. Verrà tumulato nella cappella dei Canonici presso il cimitero di Cremona.
Il ricordo di don Maffeis e Vincenzo Corrado
Così l'Ufficio Cei per le Comunicazioni Sociali ricorda don Rini, in questa nota firmata don Ivan Maffeis e Vincenzo Corrado.
“Lo sguardo sacerdotale è misurato sullo sguardo di Dio, che sta ad osservare tutti i suoi figli, a partire da quelli che da lui si sono allontanati, con amore indissolubile”. Ci è tornato in mente questo pensiero di don Vincenzo Rini, presidente della Federazione nazionale settimanali cattolici (Fisc) dal 1999 al 2004, e successivamente dell’Agenzia Sir, nell’apprendere la notizia della sua morte con il coronavirus. Abbiamo avuto il dono di conoscere don Vincenzo da vicino. Un dono che è andato oltre gli incarichi a livello nazionale e che è proseguito nel tempo, fino a poche settimane fa. Le nostre telefonate erano frequenti e arricchenti. Don Vincenzo aveva la capacità di leggere e ricomporre il frammento nell’insieme. E con questo spirito, ha guidato per oltre trent’anni il settimanale diocesano di Cremona. Il tutto con grande ironia.
Ogni incontro con don Vincenzo rappresentava sempre una finestra aperta nella speranza, quella virtù che ha sempre contraddistinto la sua vita. C’è un aspetto della sua esistenza che forse più di altri abbiamo apprezzato: il suo sguardo, quella capacità di conservare gli occhi del bambino e unirli al sacerdozio. Come amava ripetere, “è lo sguardo del Padre celeste, che nessun tradimento, nessuna cattiveria umana può cancellare o deviare, l’espressione piena della sua misericordia, l’indicazione verace della misericordia che deve impregnare tutta la vita della comunità cristiana; l’immagine che deve imprimersi nel cuore di ogni prete affinché possa imparare dallo sguardo misericordioso di Dio a esserne, con il proprio sguardo, testimone e annunciatore”.
Nello sguardo di don Vincenzo abbiamo davvero conosciuto lo sguardo della misericordia del Padre, uno sguardo che non condanna ma sa solo aprirsi a un amore infinto. È quello sguardo sacerdotale che, come quello di Cristo, condanna il male, senza rinunciare mai ad amare i peccatori. Don Vincenzo portava nel suo sguardo d’amore ai fedeli lo stesso sguardo d’amore misericordioso del Padre. E tutto ciò perché si lasciava guardare dall’amore di Dio, che lo seguiva, anzi, lo inseguiva sempre, nel suo servizio all’informazione per la Chiesa italiana, condiviso tra i settimanali diocesani e l’Agenzia Sir, tra bellezza del ministero e fatica del servizio per una buona stampa.
“Militi ignoti” è il titolo di un agile libretto scritto da don Vincenzo per ricordare diciassette profili di sacerdoti incontrati durante la sua vita e che hanno lasciato un segno indelebile nella sua esistenza e nella sua vocazione presbiterale. Per noi don Vincenzo sarai sempre il nostro “milite noto”. Grazie per la tua testimonianza e per il tuo servizio alla Chiesa.