Per la seconda tornata di consultazioni il presidente della Repubblica ha scelto di cominciare dai rappresentanti dei partiti e non dalle cariche istituzionali, come la volta scorsa. E dopo gli incontri di questa mattina al Quirinale col Gruppo per le autonomie, il Misto e Liberi e Uguali, nel pomeriggio è arivato il Partito democratico e il Centrodestra che sale compatto al Quirinale con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. A chiudere in serata il Movimento 5 stelle. Domani toccherà alle cariche istituzionali.
"Noi lavoreremo il più possibile per creare una maggioranza di governo ma con condizioni compatibili con i nostri valori e la nostra storia", ha detto il capo politico del M5S Luigi Di Maio al termine delle consultazioni. "Sul nuovo governo si impone un'accelerazione", ma "non vediamo come sia possibile che a distanza di sette giorni si chieda quest'apertura impossibile", spiega ancora Di Maio facendo riferimento a Silvio Berlusconi. Per il leader pentastellato è infatti impossibile un'alleanza con Forza Italia, in quanto "serve un governo di cambiamento" . E in quanto alla Lega Di Maio ha sostenuto che "deve prendersi sue responsabilità perché sta dicendo che o che vuole fare un governissimo che non ci vede assolutamente d'accordo o che vuole tornare al voto, ipotesi che scongiuriamo ma di cui non abbiamo paura e su cui non abbiamo niente da perdere". Però ha anche ricordato: "Con la Lega è inutile dire che c'è una sinergia istituzionale che ha permesso di rendere operativo il Parlamento immediatamente".
Diversamente dal primo giro di consultazioni, la coalizione di Centrodestra stavolta si è presentata al Quirinale compatta. A parlare dopo il colloquio è stato il leader della Lega Matteo Salvini, leggendo una dichiarazione congiunta: «Se continuasse il gioco delle tattiche politiche e dei veti mentre gli italiani soffrono - ha detto Salvini - vuol dire che la richiesta di cambiamento» emersa dalle elezioni del 4 marzo sarebbe «disattesa: speriamo non sia così per l'Italia, per noi è il valore più grande». Per Salvini «il centrodestra è pronto a farsi carico di questa responsabilità unitariamente, formando un governo forte e di lunga durata», con la partecipazione di tutte le forze del centrodestra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia», promuovendo un governo «guidato da una personalità indicata dalla Lega come forza politica che ha ottenuto più voti nella coalizione che ha vinto le elezioni». Sulla crisi siriana, «pur ribadendo gli obblighi alla lealtà alleanza Atlantica, siamo fortemente contrari qualsiasi azione unilaterale». Poi una frecciata ai Cinque stelle: «Ci attendiamo dalle altre forze politiche a partire dal M5S, altrettanto senso di responsabilità e una risposta positiva nei tempi necessari senza ritardi e lentezze». «Abbiamo presentato un comunicato - puntualizza da parte sua Silvio Berlusconi - che credo rappresenti bene quanto abbiamo rappresentato al Capo dello Stato e a abbiamo chiesto al nostro leader Salvini di darne lettura, che sarà molto attenta alle singole parole perché sulle parole abbiamo discusso abbastanza».
«Inaccettabile il rinvio» per la formazione di un governo «per aspettare le regionali», ha dichiarato il reggente del Pd Maurizio Martina. «Qualsiasi atteggiamento come quello che abbiamo vissuto in alcune dichiarazioni di questi giorni - ha aggiunto - lo consideriamo inaccettabile, come lo è dire e pensare a un rinvio di questo sforzo di responsabilità e chiarezza verso il Paese perché c'è da aspettare le elezioni regionali in Molise e Friuli. Come se il tema fosse il regolamento di conti fra questo o quel partito. Di cosa stiamo parlando? Bisogna essere all'altezza della responsabilità che si ha tanto più se si dice al Paese di avere vinto il 4 marzo». Per il Pd dunque, anche alla luce di quanto avviene in Siria, «occorre che le forze che hanno prevalso la smettano col tira e molla, le tattiche, i tatticismi, i personalismi estremi e la grande incertezza che stanno generando» dicendo se sono in grado di essere «all'altezza della situazione». E, alludendo alle aperture verso Putin del leader della Lega Matteo Salvini, «se qualcuno intende cambiare il quadro delle alleanze che l'Italia ha sempre avuto, deve dirlo chiaro agli italiani. Noi rimaniamo saldamente nel quadro delle scelte che la cooperazione italiana ha sempre confermato».
«Preoccupazione» per lo stallo politico è stata espressa a nome di Civica popolare dall'ex ministro Beatrice Lorenzin. «Non voteremmo la fiducia a un governo di centrodestra. Noi siamo all'opposizione. Ma vediamo con grande preoccupazione la situazione in Siria e credo che anche il posizionamento dell'Italia nello scacchiere internazionale richieda chiarimenti da parte di chi oggi si candida a guidare il Paese», ha concluso Beatrice Lorenzin.
Al Quirinale è arrivato anche Maurizio Lupi di Nci. «La legge elettorale - sostiene - prevedeva coalizioni per potersi candidare a governare il Paese. Una, la coalizione di centrodestra, unita, ha la maggioranza relativa, e unita partecipa al compito che ci ha affidato Mattarella nel trovare una maggioranza. Dividerla sarebbe un gravissimo errore con veti che non si spiegano da parte di un partito che non ha vinto le elezioni», ha concluso riferendosi al M5s.
A seguire sono saliti al Colle Riccardo Nencini, presidente della componente Psi del Gruppo Misto al Senato, ed Emma Bonino, coordinatore della componente +Europa. A differenza del primo giro le singole componenti del Gruppo Misto sono state ricevute separatamente. «Chi ha avuto più voti ha il diritto e persino la responsabilità e il dovere di provare a costruire una maggioranza parlamentare e di governo», ha detto Emma Bonino. L'esponente radicale ha ribadito al Capo dello Stato, al quale ha conferma la sua "fiducia", i «punti essenziali» dai quali il prossimo governo non potrà prescindere: «La tenuta dei conti pubblici, pensando ai giovani e alle generazioni future cui non possono essere lasciati debiti da pagare; la questione europea con l'Italia che deve essere protagonista con Germania e Francia di una difficile discussione sul futuro e smettere di usare l'Europa come capro espiatorio di difficoltà interne».
Poi è stata la volta di Liberi e Uguali. A guidare la delegazione l'ex presidente del Senato Piero Grasso, leader di LeU, insieme al capogruppo alla Camera Federico Fornaro e alla senatrice Loredana De Petris. «Al presidente Mattarella - ha detto Piero Grasso - abbiamo ribadito la nostra posizione: bisogna uscire dai personalismi e cominciare a trattare i temi più urgenti del Paese: la tutela del lavoro e la lotta alla povertà, il welfare e i diritti civili. Quanto all'economia aspettiamo la presentazione del Def. Su questi punti siamo disponibili a ogni confronto e dialogo». Sull'inasprirsi della guerra in Siria ha aggiunto: «La crisi siriana rende necessaria un'accelerazione sulla soluzione della crisi, sul trovare intese e non attendere le elezioni regionali».
«Abbiamo ribadito la nostra disponibilità a dialogare con tutte le forze politiche e a collaborare con chi condivide i valori europei e a tutela delle minoranze», ha detto in mattinata Juliane Unterberger della Sud Tiroler Volkspartei (Svp) presidente del gruppo Per le Autonomie al Senato, al termine del suo colloquio. «Per noi è importante che l'Italia abbia un governo che rispetti i trattati internazionali, condivida i valori europei». E prima in tedesco e poi in italiano ha aggiunto: «Mi sentirei di escludere la fiducia a un governo M5S-Lega, che peraltro non avrebbe bisogno dei nostri voti. Supportiamo le forze europeiste in una prospettiva autonomista».