Luigi Di Maio con i capigruppo alla Camera Giulia Grillo e al Senato Danilo Toninelli
Chiusura definitiva col centrodestra e con la Lega in particolare. Disponibilità a verificare la possibilità di un "contratto" col Pd, eventualmente da sottoporre al voto dei militanti. In caso di fallimento nessun governo tecnico o di scopo ma di nuovo al voto. È la posizione del capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, all''uscita dal colloquio a Montecitorio col presidente della camera Roberto Fico. «È chiaro che un governo del centrodestra non è più un'ipotesi percorribile, gli unici che non l'hanno capito sono forse proprio loro ma dopo il fallimento del mandato di Casellati quell'ipotesi tramonta del tutto». E per evitare equivoci: «Voglio dire qui ufficialmente che per me qualsiasi discorso con la Lega si chiude qui».
Poi l'apertura ai Democratici: «Chiedo al Pd di venire al tavolo, non subito a firmare il contratto ma a verificare se ci sono i presupposti per metterlo in piedi. Capisco le loro dinamiche interne, ma è chiaro che dobbiamo vederci per capire se ci sono i presupposti, ci facciano sapere se sono disponibile poi vediamo la stesura del contratto» che, sottolinea, «sarà sottoposto al voto degli iscritti della piattaforma Rousseau». Altrimenti si torna alle urne: «Abbiamo 338 parlamentari e con questa forza un partito deve dare un governo del cambiamento del Paese. Ovviamente con 338 parlamentari non può esistere opposizione - sostiene Luigi Di Maio - o si va al governo o si torna al voto Se fallisce questo percorso per noi si deve tornare al voto non sosterremo nessun altro governo, tecnico, di scopo o del presidente».
Prima di Di Maio, a Montecitorio era salito il segretyario reggente del Pd Maurizio Martina: «Abbiamo detto al presidente Fico che dopo 50 giorni di questa situazione, di impossibilità, incapacità di arrivare a una proposta di governo praticabile, noi siamo ovviamente disponibili a valutare il fatto nuovo, se verrà confermato, della fine di qualsiasi tentativo di un accordo tra M5e e Lega e centrodestra». E' il commento del segretario reggente del Pd Maurizio Martina, al termine dell'incontro con il presidente della Camera Roberto Fico a Montecitorio e la delegazione Pd composta dai capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio e il presidente del partito Matteo Orfini.
«Noi abbiamo costruito tutte le nostre valutazioni immediatamente successive al 4 marzo sulla base di uno scenario, la nostra sconfitta e l'onere e l'onore per le forze che hanno prevalso di formare il governo. Se questo scenario verrà confermato e si dichiarerà la chiusura definitiva di questo scenario per noi rappresenta una novità che tutto il nostro partito deve essere chiamato a valutare».
«Ci impegniamo ad approfondire questo percorso di novità con tutto il partito, coinvolgendo in primo luogo i nostri gruppi dirigenti. la direzione nazionale deve essere chiamata a valutare, approfondire, discutere ed eventualmente deliberare un percorso nuovo. Siamo a un passaggio di fase potenziale aspettiamo di avere risposte» sui tre temi individuati come priorità dal Pd, «direi fondamentali e propedeutici».
Il Pd dunque «è disponibile a dialogare con M5s sulla base dei 100 punti del suo programma di governo e su tre punti «già evidenziati durante le Consultazioni al Quirinale»: una «agenda europeista», il «rinnovamento della democrazia superando il populismo», politiche del lavoro «rispettando gli equilibri di finanza pubblica». «Se per 50 giorni abbiamo assistito a tatticismi, esasperazioni personalistiche e scenari che non hanno prodotto nulla, non lo si deve certo al Pd, che ha sempre avuto una linea giusta e rispettosa del voto del 4 marzo».