Concorso sì, ma non per tutti. All’indomani dell’annuncio del reclutamento di 12mila docenti con una prova concorsuale, si aprono i dubbi sulla reale platea di aspiranti partecipanti. Solo coloro che hanno già l’abilitazione o anche coloro che non la possiedono? Un quesito non di poco conto, visto che nel primo caso resteranno esclusi tutti coloro che, pur insegnando da qualche anno nella scuola, non hanno ancora ottenuto l’abilitazione e che stanno cercando di ottenerla attraverso il percorso dei Tirocini formativi attivi (Tfa), attivati presso le università. In questo caso, dunque, a partecipare al concorso, il cui bando è stato annunciato per il prossimo 24 settembre, parteciperebbero soltanto i precari storici, che da più tempo siedono in cattedra, ma non hanno ancora ottenuto l’assunzione in ruolo.Ma neppure questo porterebbe a esaurire le graduatorie createsi nel corso dei decenni. È proprio dal fronte dei precari si levano voci critiche contro questo concorso e otto associazioni di categoria hanno lanciato su web una raccolta di firme e preannunciano una «diffida» nei confronti del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo dal bandire il nuovo concorso. Durissimo il commento dell’Anief, associazione professionale e sindacale dei precari: basta nuovi concorsi visto che ci sono già 100mila docenti vincitori di concorso che attendono una cattedra.Ma per il titolare del dicastero di viale Trastevere, «in questo momento di difficoltà il fatto di procedere a un numero così elevato di assunzioni è un buon segnale per la scuola e per il Paese», ha sottolineato ieri mattina in un’intervista radiofonica.E se il fronte dei precari sembra essere sul piede di guerra, quello sindacale preannuncia un atteggiamento prudente, chiedendo, pur con diverse sfumature, chiarezza. «Per dare credibilità al concorso – afferma Mimmo Pantaleo segretario della Flc-Cgil – occorre mettere in campo anche un piano pluriennale di assunzioni per il graduale svuotamento delle graduatorie a esaurimento». «Si passi con la massima urgenza dai generici annunci a un esame puntuale e approfondito dei provvedimenti» gli fa eco il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima. Chiarezza la chiede anche Roberto Pellegatta, presidente nazionale della Disal presidi che in un comunicato chiede che «queste immissioni in ruolo seguano per l’ultima volta i modelli sempre seguiti di una vecchia scuola: procedure centralizzate, selezione lasciata troppo all’incertezza e alla diversità territoriale, continua mortificazione dell’autonomia delle scuole».Anche il mondo politico accoglie l’annuncio del nuovo concorso con qualche cautela. Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, chiede al ministero che prima di un nuovo concorso si dia risposta ai «precari delle graduatorie ad esaurimento che hanno vinto il concorso del 1999», l’ultimo indetto con la possibilità anche di entrare in ruolo, mentre successivamente i concorsi sono stati indetti per abilitare i docenti all’insegnamento, requisito costituzionale per poter esercitare la professione. Soddisfazione anche in casa Pdl i cui esponenti rivendicano al precedente governo il merito di aver stabilito un piano triennale di assunzioni, a cui «l’attuale governo dà solo attuazione» sottolineano alcuni esponenti del centrodestra.Insomma l’annuncio del nuovo concorso per l’immissione in ruolo (il primo dopo tredici anni) ha esaurito nello spazio di una notte l’effetto positivo lasciando spazio a dubbi, richieste di chiarimenti e timori. Tutti fattori che saranno sul tavolo dell’incontro che avranno domani ministero e sindacati. Sarà la prima sede per fare un po’ di chiarezza su numeri, procedure e tempistica.