La "tassa sui ricchi" prevista per salvare gli esodati non piace al Pdl e agli industriali. Lo stesso Pd non ne fa un totem. Il governo può trovare coperture alternative, dice Bersani, purché si risolva il problema. Il giorno dopo il via libera della Commissione Lavoro all’emedamento-blitz per gli esodati, lo strumento individuato a copertura dei costi è in bilico, nel mirino dalle polemiche. Si tratta, va ricordato, di un contributo di solidarietà del 3% sui redditi superiori i 150mila euro annui. Una tassa che riguarderebbe, calcola la Cgia di Mestre, solo lo 0,4% dei contribuenti italiani. Per Confindustria è «iniqua». Ma a pesare è soprattutto il no del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizo Cicchitto, che disconosce una misura votata anche dai suoi. A difendere le scelte fatte resta invece il presidente della Commissione Silvano Moffa, che respinge l’accusa di iniquità per «una tassa una tantum applicata per soli due anni», spalleggiato da Cesare Damiano (Pd) e dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che giudica la copertura trovata «credibile». Comunque, dice il sindacalista, «l’importante è trovare i soldi per questa operazione».Intanto procede l’azione di smontaggio della legge di stabilità da parte del Parlamento, ancora prima che inizi l’esame ufficiale del testo alla Commissione Bilancio. Ieri la Commissione Finanze ha detto no alla retroattvità dei tagli alle agevolazioni fiscali. Far valere la riduzione di detrazioni e deduzioni già sulle spese effettuate nel 2012 è giudicata «in netto contrasto con l’esigenza di tutelare la buona fede dei contribuenti». A questo stop la Commissione aggiunge una serie di osservazioni-suggerimenti: «scongiurare definitivamente la prospettiva» di un aumento generale dell’Iva ed evitare quello delle cooperative sociali (che può provocare «ricadute fortemente negative» nell’erogazione dei servizi), infine soprassedere all’assoggettamento Irpef delle pensioni di guerra. Come non bastasse la Commissione Affari sociali ha approvato all’unanimità un emendamento che cancella il taglio di 600 milioni alla Sanità nel 2013 e prevede come copertura un taglio lineare delle spese di tutti i ministeri, eccezione fatta per Lavoro, Salute e Istruzione. Nell’insieme una riscrittura, per quanto non vincolante, di buona parte del ddl. Parlando al Forum del Terzo Settore, l’ex ministro pdl Renato Brunetta (uno dei relatori della legge di stabilità) ha promesso che saranno ripristinati i fondi e le risorse tagliate, a partire dalla misura «perversa» sulle pensioni di guerra e sulle coop. Quasi certa ormai anche la retromarcia sul maxi aumento dell’orario di lavoro dei professori. Sul fisco le novità non si esauriscono peraltro con l’intervento sulle detrazioni. Il taglio del cuneo fiscale, cioè alle tasse pagate sul lavoro, potrebbe in tutto o in parte sostituire gli sgravi Irpef. Quanto all’Iva, l’aumento potrebbe limitarsi all’aliquota del 21% senza toccare quella del 10%. Sempre che alla fine i conti tornino.