venerdì 4 agosto 2023
La presidente della Commissione Antimafia annuncia la svolta: il controllo sui candidati va fatto in maniera preventiva, ho già avvertito i partiti
«Basta con l'antimafia show e le liste di impresentabili»

Ansa

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«Il tempo delle liste di proscrizione degli impresentabili è terminato. Proporrò di cambiare il codice di autoregolamentazione del mio predecessore Nicola Morra affinché entri in vigore prima delle elezioni europee e delle comunali del 2024». Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, in un'intervista al Foglio annuncia la svolta: «Saremo più severi sui reati di mafia e contro la Pubblica amministrazione, ma niente lettere scarlatte sui reati di opinione: quella non è mafia». C'è un problema tra politica e antimafia. La domanda a Colosimo è netta: anche lei sventolerà le liste degli ''impresentabili'', ma che per la legge sono candidabili, il giorno prima del voto? «No, non lo farò. Ma bisogna procedere per tappe. A ottobre vanno alle urne tra i comuni Foggia, Rosarno, poi le province autonome di Trento e Bolzano e le suppletive a Monza. Ho chiesto a partiti e liste civiche di inviarci, settantacinque giorni prima del voto, i nomi dei candidati per visionarli. Così voglio evitare proprio questo: la gogna tardiva, lo show, l'antimafia d'avanspettacolo». Parlando poi del regolamento in vigore spiega che in «alcuni casi bisogna essere nettissimi. Ma mettervi dentro la diffamazione, il cumulo di reati sopra i 4 anni dentro cui magari c'è una condanna per rissa o la legge Mancino mi sembra fuori luogo». A chi le ricorda che la legge Mancino si occupa di incitamento all'odio, alla violenza, di discriminazioni per motivi razziali, etnici, religiosi Colosimo replica: «Su questi argomenti FdI non deve prendere lezioni da nessuno. Le ripeto: le liste di proscrizione non mi piacciono e non servono. Credo sia compito di questa commissione dare ai partiti strumenti per evitare infiltrazioni criminali e lanciare allarmi per i reati contro la Pa. Stop». Poi si sofferma sull'ultimo caso: un finanziere della Direzione antimafia spiava e confezionava dossier su politici e vip, come si supera questa onta? «Il procuratore Raffaele Cantone ha chiarito i margini della vicenda: gli anticorpi si sono subito messi in moto, c'è stata una riorganizzazione della Dna e il finanziere è stato trasferito». Tra le vittime c'era anche il suo collega di partito e ministro Guido Crosetto. «La sua storia mi ha colpito ma per questo dobbiamo andare avanti, essere feroci. Mi fa paura, anzi vomitare, chi usa questi metodi contro gli avversari politici. Posso darle un'anticipazione: a settembre aprirò un filone investigativo sulle verità storiche delle stragi di mafia, partendo da quella di via D'Amelio». Cosa spera di trovare dopo trent'anni: vuole riscrivere le sentenze? «Mai. Non mi sovrapporrò mai a un'indagine in corso, ma voglio concentrarmi sulla verità storica di quella stagione, che ancora non è chiara. Cosa accadde nei 57 giorni che passarono dall'uccisione di Falcone a quella di Borsellino. Perché la frase del magistrato sul nido di vipere? E i documenti del Csm? E' un'operazione verità che dobbiamo alle famiglie delle vittime», spiega. Cerca mandanti, terzi e quarti livelli, vuole arrivare ai legami con la nascita di Forza Italia? «No, anzi. Semmai vorrei fare chiarezza sui depistaggi, quanto alla trattativa stato-mafia, anticipo la sua domanda, per formazione politica non ci ho mai creduto».



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