Un appello al popolo di Dio per mobilitarsi in aiuto dell’Abruzzo ferito e delle fasce più vulnerabili. Bambini, anziani, disabili e le famiglie povere della diocesi aquilana. Il senso della colletta nazionale voluta dalla Cei che si terrà domani in tutte le parrocchie d’Italia è quello di cingere in un grande abbraccio le zone terremotate e aiutarle concretamente a risollevarsi. Quanto verrà raccolto sarà poi affidato dalla Chiesa italiana alla Caritas per realizzare progetti precisi di ricostruzione.
COME CONTRIBUIRE
Un metodo che in passato è stato utilizzato con successo per la rinascita di aree devastate in Italia e nel mondo, come dimostrano i precedenti più recenti dei terremoti di Umbria e Marche nel 1997, del sisma in Molise del 2002 e dello tsunami nel Sudest asiatico più di quattro anni fa. «Territori diversi per tradizioni – commenta don Vittorio Nozza, direttore della Caritas nazionale – domani si u- niranno nella fede spezzando il pane eucaristico. Ciascuno è chiamato a dare quanto può, è l’obolo della vedova. Con questo percorso di condivisione delle sofferenze e dei beni si manifesta l’unità della Chiesa italiana. Questo modello l’avevano delineato le prime comunità cristiane a Gerusalemme, che con la colletta sostenevano i fratelli lontani in difficoltà». In quasi due settimane l’Italia dei volontari all’Aquila ha dato una risposta all’altezza dell’emergenza, soccorrendo le popolazioni e allestendo 106 tendopoli per le migliaia di sfollati. Il ricavato della colletta punta a gettare basi durature nel tempo. Servirà a fronteggiare tutte le fasi della ricostruzione fino al rientro definitivo nelle abitazioni. La Caritas italiana, accorsa sul campo fin dalle prime ore del 6 aprile, ha ascoltato le richieste della popolazione sia direttamente sia attraverso il filtro dei parroci e delle istituzioni civili. Ora è importante capire come ci i muoverà dopo la colletta. «Abbiamo diviso la diocesi in otto zone – spiega monsignor Nozza – e individuato quattro livelli di intervento. È la nostra presenza accanto alle persone dell’Aquila, nelle tendopoli e tra i prefabbricati, a suggerirci gli obiettivi della ricostruzione. Nel finanziamento di questi progetti confluiranno i fondi raccolti con la colletta nazionale di domani, i cinque milioni di euro stanziati dalla Cei attraverso il cardinale Bagnasco, le offerte che stanno giungendo alla Caritas italiana e a quelle diocesane da tutto il Paese e quelle della rete Caritas internazionale. Verranno privilegiati i più deboli, quelli che senza un aiuto concreto non possono risollevarsi. Il numero di persone che saremo in grado di aiutare dipende dalle offerte». I progetti, concordati con le comunità colpite, con l’Arcivescovo Molinari, le parrocchie, i Comuni e la Protezione civile si orientano sul medio termine. «Analogamente a quanto fatto in Molise, ad esempio, puntiamo come primo impegno sulla ricostruzione di strutture polivalenti per le comunità, dove gli sfollati possano riunirsi, prendere decisioni, discutere, fare festa. Sono prefabbricati pesanti che durano 35-40 anni e che faranno capo alla parrocchia. Va chiarito che non sono edifici per il culto, ma luoghi che possono fungere da chiesa per la messa domenicale, da scuola durante la settimana, da sala per il consiglio comunale o per le riunioni serali del volontariato. Conserveranno questa funzione finché dallo Stato non verrà riconsegnata la scuola o il palazzo comunale. In seguito resteranno alla comunità parrocchiale col vincolo di adibirli all’animazione per i minori. Dove necessario, garantiremo il diritto allo studio, ricostruendo asili, materne e scuole dell’obbligo». Una novità il secondo impegno assunto. «Stavolta – conferma Nozza – sarà necessario investire nell’edilizia sociale per accogliere anziani, malati, disabili e famiglie povere. Pensiamo di costruire piccoli appartamenti che verranno presi in carico dalle associazioni e dai gruppi caritativi». Terzo passaggio, ricostituire i centri di ascolto parrocchiali. «Anche in questo caso – precisa il direttore – l’obiettivo è favorire i poveri riattivando le antenne territoriali per monitorare i bisogni. Da ultimo, sulla scorta del Molise, il programma prevede la progettazione sociale e il sostegno, col microcredito, di cooperative sociali che puntino sull’agricoltura biologica e sulla valorizzazione del territorio in chiave turistica per dare lavoro a giovani e disoccupati». Il cammino di comunione e «l’obolo della vedova» diventano così la chiave per ridare speranza e progettare il futuro.