Una panchina rossa - Ansa
A Benevento il corso-pilota per i professionisti chiamati a riconoscere la violenza di genere. Qui dal 2017 è stato istituito anche uno spazio di ascolto per le persone vulnerabili Benevento «Prevedevamo 70-80 iscritti e ne sono arrivati 250». È sorpreso ma soddisfatto il procuratore di Benevento, Aldo Policastro, del risultato dell’iniziativa promossa dalla Procura: un corso di alta formazione sul “Codice rosso” e più in generale sulla violenza domestica, di genere e per la tutela delle persone vulnerabili. Iniziato nei giorni scorsi, proseguirà fino a giugno del 2024, è realizzato assieme al Tavolo Tecnico Interistituzionale, e fa parte del progetto “Luana. Prevenzione della violenza e Empowerment”, sostenuto da Fondazione con il Sud e coordinato dalla cooperativa Eva. È destinato a magistrati, avvocati, polizia giudiziaria, sanitari, psicologi, docenti, assistenti sociali. Ed è finalizzato al precoce riconoscimento della violenza intra-familiare e di genere e per fornire un’adeguata conoscenza del fenomeno della violenza contro le donne nella sua complessità sociale, culturale, psicologica e giuridica, per scongiurare la vittimizzazione secondaria e strutturare reti territoriali sinergiche e efficaci.
«In questo periodo c’è una fortissima sensibilità, con un aumento dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin», osserva il procuratore. Policastro è magistrato di grande esperienza (è stato a lungo alla Dda di Napoli) e di particolare sensibilità sociale a favore dei più fragili. « Il mio faro è la Costituzione, oltre al Vangelo, e quindi cerchiamo di applicarli sempre», ci ripete anche in questa occasione. Il corso, infatti, completa un impegno sulla violenza di genere già cominciato da anni. « Il fenomeno anche nel nostro territorio è diffuso, con un incremento non molto alto ma costante negli anni. C’è stata un’impennata delle denunce, degli interventi e dei processi con l’entrata in vigore del Codice rosso. Dopo si è stabilizzato. Ma i numeri sono sempre alti, infatti trattiamo almeno 5-6 casi al giorno. Ma fino ad oggi nessun femminicidio». Ad occuparsene una sezione specializzata di 4 sostitute procuratrici che si occupano di violenza di genere e una polizia giudiziaria che fa parte anche dello spazio di ascolto. Ma non bastano indagini e processi. Così appena insediato nel 2017 è stato firmato un protocollo d’intesa con la cooperativa Eva e il Consiglio dell’Ordine degli avvocati e istituito uno spazio di ascolto per persone vulnerabili e violenza di genere.
È aperto due volte a settimana, con polizia giudiziaria, psicologo e avvocato. Nell’ambito di questo spazio di ascolto è stato poi promosso un Tavolo Tecnico Interistituzionale tra tutti i soggetti del territorio al quale hanno aderito in 27: Asl, ospedali, Ambiti, Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Tribunale, Procure, Università. Una vera rete a tutela delle donne e delle persone più vulnerabili. Lo scorso anno sono state redatte le Linee guida comuni per affrontare il tema dall’inizio alla fine, in modo omogeneo e integrato. «Uno dei punti di questo tavolo, è stato quello della formazione – sottolinea il procuratore –. Io faccio già formazione interna due volte l’anno tra procura e polizia giudiziaria. Ora ne facciamo una esterna destinata non al pubblico ma a chi si occupa professionalmente di questi temi». Il motivo è che «ci siamo accorti che è assolutamente indispensabile una formazione trasversale. Non solo processuale. Noi abbiamo consapevolezza delle problematiche giudiziarie ma a monte c’è un discorso più generale che riguarda la disparità di potere tra uomo e donna, i pregiudizi, gli stereotipi, le modalità di intervento, il profilo sanitario, l’accoglienza, tutti elementi che se non si tengono in conto anche l’intervento del magistrato è parziale. Tutti temi che saranno affrontati dal corso». Un corso creato dalla collaborazione delle diverse realtà della rete. «Cerchiamo di dare una risposta immediata, cercando però di essere completi. Ricordandoci sempre anche dei diritti della difesa – ci tiene a sottolineare Policastro –. Dobbiamo mantenere il punto, le garanzie dell’imputato vanno garantite sempre. La Costituzione vale per tutti, per le vittime e per gli imputati».