«Abbiamo deciso di chiuderla, ci dispiace ». L’annuncio della chiusura a Milano dell’Agenzia per il Terzo settore arriva dal ministro del Lavoro e welfare Elsa Fornero. Poche parole, a margine di un convegno, che creano stupore e sconcerto nel mondo del non profit e della politica, col Pd che la invita a ripensarci e i Verdi che chiedono di tagliare piuttosto le spese militari. Chiusura della sede di Milano per trasferirla a Roma? O scioglimento definitivo? Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia fino al 12 gennaio, si augura che sia solo uno spostamento come dipartimento del ministero del Welfare: «Se davvero fosse cancellata – dice – sarebbe un colpo duro per tutto il Terzo settore e una precisa scelta politica: ignorare la società civile a favore della diarchia stato-mercato». Elsa Fornero non dice molto di più. «Bisognava per forza fare questa operazione», afferma, perché «fare un’altra authority non si può e tenerla in vita così com’è sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente». Per mantenere a Milano l’Agenzia per il volontariato, nata e insediata in città a marzo 2002, era intervenuto nei giorni scorsi anche il sindaco Pisapia, con una lettera al premier e al ministro. Lo staff dell’agenzia, sulla carta di 35 persone distaccate da Regione, Provincia e Comune, era ridotto a 12 persone. Scaduto consiglio e presidenza il 12 gennaio, operava in regime di
prorogatio.
«L’agenzia è stata creata con decreto della presidenza del consiglio dei ministri, controfirmato da Napolitano – spiega Zamagni – e un ministro non può scioglierla su due piedi, serve un altro 'dpcm'. Può chiuderla a Milano per portarla a Roma: è uno schiaffo alle autorità milanesi che dell’agenzia si sono sempre disinteressate, per usare un eufemismo. Pisapia ha scritto alla Fornero solo pochi giorni fa e né lui né la Moratti hanno mai invitato l’Agenzia a nessun evento, quando il comune invita chiunque. Maleducazione istituzionale». Lo scioglimento invece «sarebbe una scelta molto pesante, una batosta per il Terzo settore. Alla faccia della sussidiarietà. Ma io sono ottimista e non voglio pensarlo ». Per Edoardo Patriarca, consigliere dell’Agenzia, «Fornero dà l’impressione di non conoscere questo mondo. Ha dichiarato addirittura che nel terzo settore ci sono sprechi: una spending review del volontariato fa ridere». Patriarca ricorda che «il bilancio dell’Agenzia è di solo un milione e 200mila euro e da due anni i consiglieri lavorano senza gettone di presenza. È ultimamente sono state create authority ben più costose. Ci aspettavamo un rilancio, anche solo come attribuzione di poteri di controllo e sanzionatori, una riforma a costo zero. L’agenzia serve perché nel non profit si infiltrano anche i furbetti soprattutto nella raccolta di fondi». Se di scioglimento si trattasse, e non di trasferimento, per Patriarca «sarebbe un segnale pericoloso per il terzo settore: non ci si crede, non si aiuta chi lavora bene, non si colpisce chi abusa».
Per Giuseppe Frangi, direttore del settimanale
Vita , «la decisione era nell’aria, vista la progressiva riduzione degli organici e dei bilanci. Si parlava di trasferirla da Milano a Roma presso la Presidenza del Consiglio. Chiuderla invece sarebbe molto grave, in un momento in cui il Terzo settore sta incassando duri colpi».
«Invito il ministro a ripensarci», afferma Cecilia Carmassi, responsabile terzo settore del Pd . «Sarebbe una vera anomalia che il governo volesse razionalizzare le spese dello Stato partendo dal terzo settore, messo già a dura prova negli ultimi anni ». Polemico il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: «In un Paese in cui si stanno per spendere 15 miliardi per 131 cacciacombardieri F35, ognuno dei quali costa quanto 183 asili nido, è sconcertante intervenire a gamba tesa sul terzo settore ».