giovedì 5 luglio 2018
427 mila bambini, negli ultimi 5 anni, sono stati testimoni di maltrattamenti domestici nei confronti delle loro mamme; oltre 1,4 milioni le madri vittime di violenza domestica durante la vita
Un'immagine della "Stanza di Alessandro", installazione contro la violenza assistita (Foto Save the Children)

Un'immagine della "Stanza di Alessandro", installazione contro la violenza assistita (Foto Save the Children) - Francesco D'Amore

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Una nuova iniziativa di sensibilizzazione dell’organizzazione “Abbattiamo il muro del silenzio” per accendere i riflettori su una piaga invisibile che ha conseguenze devastanti sulla vita e sul futuro dei minori. Fino a sabato a Palazzo Merulana a Roma un'installazione "immersiva" consentirà provare in prima persona il dramma che tanti bambini vivono quotidianamente. Il visitatore potrà entrare nella normale cameretta di un bambino di 7 anni - “La stanza di Alessandro” - dove sono tuttavia presenti diversi particolari sul clima di paura che prova un minore quando assiste in casa alla violenza nei confronti della propria mamma: un rifugio sotto il letto, un nascondiglio nell’armadio, giocattoli rotti, libri di scuola rovinati. Grazie alla tecnologia bone conductor (conduzione ossea), le persone vivranno le stesse sensazioni, lo stesso clima di angoscia e di paura che prova nella realtà un minore quando la mamma subisce i maltrattamenti tra le mura domestiche (clicca per prenotare).

Si stima che in Italia 427.000 minori, in questi 5 anni, abbiano vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo. Bambini e bambine che assistono direttamente ai maltrattamenti – di cui a volte sono vittime essi stessi - o che ne prendono coscienza in maniera indiretta notando i lividi, le ferite o i cambiamenti di umore nella madre, osservando porte, sedie o tavoli rotti in casa. La “violenza assistita” è una piaga ancora poco conosciuta e per lo più sommersa, anche a causa della mancata consapevolezza da parte degli adulti della sua gravità e dell’ancora troppo scarso sostegno che viene garantito alle mamme, le quali in molti casi subiscono in silenzio senza denunciare.

“La casa dovrebbe essere per ogni bambino il luogo più sicuro e protetto e invece per tanti si trasforma in un ambiente di paura e di angoscia permanente. Per un bambino assistere ad un atto di violenza nei confronti della propria mamma è come subirlo direttamente. Moltissimi bambini e adolescenti sono vittime di questa violenza silenziosa, che non lascia su di loro segni fisici evidenti, ma che ha conseguenze devastanti: dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo alla perdita di autostima, da ansia, sensi di colpa e depressione all’incapacità di socializzare con i propri coetanei. Un impatto gravissimo e a lungo termine che tuttavia, nel nostro Paese, è ancora sottovalutato”, dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Per accendere i riflettori sul fenomeno Save the Children diffonde un dossier con elaborazioni realizzate dall’Istat.

Le mamme-vittime

Tra le donne che nella loro vita hanno subito qualche forma di violenza, più di 1 su 10 ha temuto per la propria vita o quella dei figli; in quasi la metà dei casi i loro bambini hanno assistito in prima persona ai maltrattamenti. Le mamme vittime di violenza domestica sono più di 1,4 milioni ma solo una piccola parte (il 7%) è fortemente consapevole dei soprusi subiti; tra queste 1 su 3 è stata vittima dei maltrattamenti anche durante la gravidanza. Per contro, quasi 550.000 donne vittime di violenza domestica sono silenti, che quasi mai denunciano o si rivolgono a medici e che nel 57% dei casi non considerano la violenza subita come un reato, ma solo come “qualcosa di sbagliato”. Tra le vittime 446.000 vivono ancora con il partner violento e spesso non vedono possibili vie di uscita dalla relazione, anche perché non indipendenti dal punto di vista economico. Si tratta, in particolare, di donne che nel 97% dei casi sono sposate, nel 71% sono italiane, nel 41% hanno tra i 30 e i 49 anni, nel 40% dei casi sono casalinghe e in quasi 4 casi su 10 (34%) hanno il diploma superiore. Tra le oltre 455.000 madri che non vivono più con l’ex partner violento, 7 su 10 sono separate o divorziate, 8 su 10 sono italiane, nel 42% dei casi hanno 30-49 anni di età, mentre più di 1 su 3 (34%) è dirigente, imprenditrice, libera professionista, quadro o impiegata, e quasi la metà (46%) ha conseguito il diploma superiore.

Bambini in pericolo

174.000 mamme che hanno subito violenza dal loro attuale compagno dichiarano che i figli hanno visto o subito direttamente i maltrattamenti. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%) i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri. Per quanto riguarda gli autori delle violenze, i dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia – più che raddoppiate negli ultimi 15 anni, passando dalle 1.320 nel 2000 alle 2.923 nel 2016 - evidenziano che nella quasi totalità (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già. “Ề impressionante il numero di donne con bambini che, pur in presenza di continue violenze, non denuncia. Questo dato interpella le istituzioni e la comunità civile sulla necessità di garantire ad ogni mamma un clima di fiducia e un sostegno concreto e tempestivo, tale da spezzare la catena della violenza e consentire di riconquistare una vita autonoma e serena. Troppe mamme, ancora oggi, continuano a subire in silenzio con i loro bambini perché si sentono in trappola e non vedono alternative”, afferma Raffaela Milano.

L’intervento di Save the Children

Alla fine del 2016 Save the Children ha avviato a Biella il progetto “I Germogli”, un intervento integrato di accoglienza, prevenzione, sostegno e accompagnamento all’autonomia di nuclei mamma-bambino vittime di violenza assistita. Il progetto consiste in una comunità in cui vengono ospitate e supportate in un percorso di autonomia e reinserimento sociale mamme vittime di violenza domestica e in un centro polifunzionale che offre percorsi laboratoriali, educativi e di supporto alla genitorialità per le donne del territorio. Il progetto “Germogli” si inserisce all’interno della più ampia azione dell’organizzazione di sostegno alle famiglie e ai bambini che si trovano in condizioni di vulnerabilità sociale, educativa ed economica, realizzata attraverso la rete di Punti Luce, Spazi Mamme e Fiocchi in Ospedale attivati da Save the Children su tutto il territorio nazionale.

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