L'ingresso del lager di Sachsenhausen, vicino a Berlino - Archivio Ansa
Era un ex guardiano delle Ss nel lager nazista di Sachsenhausen. Oggi ha 100 anni e deve rispondere delle sue azioni.
Si tratta del processo a quello che è considerato il più anziano imputato per crimini nazisti, ma abbastanza in salute per affrontare affrontare l'iter giudiziario, hanno fatto sapere le autorit. Durante l'udienza, che si celebra a Berlino. L'anziano è accusato di complicità nell'assassinio di 3.518 persone fra il 1942 e il 1945. Il 7 ottobre era arrivato in aula su una sedia a rotelle, tenendo il volto dietro una cartellina porta documenti, stretto nel suo silenzio ostinato.
Christoph Heubner del Comitato internazionale di Auschwitz aveva fatto notare come non fosse la prima volta che accadeva. Molte ex guardie delle SS spesso, infatti, rimangono in silenzio in una reazione di rigetto verso i sopravvissuti, aveva detto Heubner. I testimoni vengono trattati come "feccia, persone inferiori a cui non si parla, che non si guardano". Il giorno dopo, l'8 ottobre, però l'ex nazista di 100 anni ha parlato: "Non ho fatto niente a Sachsenhausen. Non sono colpevole, perché non ne sapevo niente", è stata la sua dichiarazione difensiva.
Poco prima che l'uomo sostenesse la propria innocenza, davanti alla corte statale di Neuruppin, due testimoni provenienti dalla Francia e dall'Olanda sono intervenuti raccontando di come i padri erano stati uccisi nel campo di concentramento perché avevano fatto parte della resistenza anti nazista.
Il giorno prima il procuratore di Stato, Cyrill Klement, aveva descritto in dettaglio i metodi di sterminio usati a Sachsenhausen, dove i prigionieri venivano uccisi in fucilazioni di massa o nelle camere a gas. Altri invece morivano di fame, stenti, lavoro forzato, maltrattamenti o esperimenti scientifici. "L'accusato ha consapevolmente e volontariamente sostenuto questo, anche con il suo lavoro coscienzioso di guardiano, nell'ambito del sistema di uccisioni", aveva sottolineato il procuratore. Più di 200mila persone - ebrei, oppositori politici, sinti e rom - sono morte infatti nel lager di Sachsenhausen, vicino Berlino, fra il 1936 e il 1945.
A partire dal processo del 2011 contro John Demjanjuk la giurisprudenza tedesca ritiene che l'essere stato impiegato dai nazisti in un lager possa provare la complicità nella morte degli internati. Ciò ha portato all'apertura di diversi nuovi processi. Al momento una donna di 95 anni è sotto processo ad Amburgo per il suo ruolo di segretaria del comandante del lager di Stutthof. Proprio nel giorno dell'apertura del processo, la settimana scorsa, la donna era fuggita dalla casa di riposo in cui si trovava a bordo di un taxi, ma è stata presto trovata dalla polizia.