giovedì 21 maggio 2009
Dopo lo sfogo di martedì all’Aquila, il capo del governo torna ad accusare le toghe che hanno seguito il processo di Milano: contro di me ha agito un’attivissima militante della sinistra estrema.
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Bastano quattro parole per imprimere forza al j’accuse contro Nicoletta Gandus, il presidente del collegio giudicante nel caso Mills: «Un palese nemico politico». Silvio Berlusconi non chiarisce se e quando andrà in Parlamento per raccontare le sue verità su «certi magistrati», ma lascia che Palazzo Chigi diffonda passaggi di un libro pubblicato lo scorso da Bruno Vespa: lunghi brani per spiegare che cosa da tempo non lo convince nel processo. «...Ad argomenti inoppugnabili qualunque giudice scrupoloso ed equanime avrebbe chiuso il processo. Non così la dottoressa Gandus, presidente del collegio». Berlusconi a questo punto fa tre critiche all’operato del magistrato: «Uno: negò alla difesa tutti i testimoni a discarico, ammettendo invece tutti quelli del pm. Due: accelerò i tempi del processo (si era in piena campagna elettorale). Tre: accettò inopinatamente i nuovi improponibili termini di prescrizione... Tutto ciò – avverte il Cavaliere – fece insospettire i nostri avvocati che alla fine vennero a sapere che la Gandus era ed è un’attivissima militante della sinistra estrema e che come tale ebbe a partecipare a tutte le manifestazioni di contrasto nei confronti del mio governo».Quello del premier non è lo sfogo per una sentenza che non accetta, ma una riflessione amara sui rapporti con un settore della magistratura. «È curioso sostenere, come ha fatto la Corte d’Appello, che la Gandus, pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d’imparzialità impostole dalla Costituzione. Ma un giudice non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparire tale». Berlusconi a questo punto attacca ancora: «E questo è soltanto l’ultimo dei processi che mi sono stati cuciti addosso. In totale, più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di Finanza, 2560 udienze in 14 anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti». Il caso Mills anima il dibattito politico. Il segretario Udc, Lorenzo Cesa, non commenta la sentenza («Noi siamo garantisti sempre», ripete), ma invita il premier a dare seguito all’annuncio di voler parlare alle Camere: «Questo ci sembra un gesto responsabile», dice Cesa che chiosa: «Come Udc prendiamo anche atto che, in Italia, esiste una legge chiamata Lodo Alfano che garantisce l’immunità a tre cariche dello Stato. Questa è una legge che noi rispettiamo». Pd e Italia dei Valori però insistono a chiedere che il premier rinunci a questa legge. E, intanto, con tutta probabilità Silvio Berlusconi non riferirà in Parlamento (e se lo farà sarà a Palazzo Madama e non a Montecitorio) prima delle elezioni europee di giugno. Dietro la decisione di venire a pronunciare la sua "arringa" solo dopo il voto di giugno – spiegano ascoltati collaboratori del premier – vi sarebbero ragioni di «opportunità politica». In primo luogo, la vicinanza delle elezioni. Un dibattito del genere, a pochi giorni dall’apertura delle urne, rischia di bloccare molti parlamentari impegnati in campagna elettorale in aula, vista la necessità di avere tutti i banchi della maggioranza pieni e compatti per l’occasione. E poi proprio l’imminenza del voto, rischia di «esacerbare» un clima politico già rovente, prestando il fianco agli attacchi dell’opposizione e deviando l’attenzione della campagna elettorale dall’azione del governo a una vicenda giudiziaria. Oltre all’attacco al giudice Gandus, il libro di Vespa ripropone punto per punto la difesa di Berlusconi nel caso Mills: mai conosciuto l’avvocato inglese, uno dei tantissimi avvocati del gruppo Fininvest all’estero; non c’era nessuna ragione per fargli dei versamenti visto che «proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di una sentenza di condanna». E ora? Il ministro Calderoli azzarda una previsione: la vicenda legata a David Mills «porterà voti a Silvio Berlusconi».
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