giovedì 15 luglio 2021
Secondo il magistrato si sarebbe trattato di veri e propri «atti di violenza» e non di «cose di ragazzi»
Un'immagine d'archivio del Tribunale Vaticano

Un'immagine d'archivio del Tribunale Vaticano - Ansa

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Arrivano le richieste del promotore di giustizia vaticano, Roberto Zannotti, nel processo per i presunti abusi nel Preseminario San Pio X, gestito dall’Opera don Folci della diocesi di Como, cioè i cosiddetti "chierichetti del Papa". Sei anni di reclusione per don Gabriele Martinelli, 29 anni, per atti di violenza carnale aggravata e atti di libidine aggravati, e quattro anni per don Enrico Radice, 71 anni, per favoreggiamento.

Nel caso del primo la richiesta è stata dimezzata dagli originari 12 anni perché all’epoca dei fatti l’imputato aveva compiuto 16 anni (e dunque era imputabile per la legge vaticana), ma era minorenne. L’udienza si è svolta ieri nel Tribunale vaticano che tornerà a riunirsi oggi per un’altra udienza, forse l’ultima prima della sentenza. L’avvocato Agnese Camilli Carissimi, difensore di Radice, ha invece chiesto per il suo assistito l’assoluzione con formula piena perché, a suo dire, il fatto non sussiste.

Secondo Zannotti, però, si sarebbe trattato di veri e propri «atti di violenza» e non di «cose di ragazzi». La vittima «L.G. ha riferito di molestie di vario genere caratterizzate da un crescendo». Fino al ricatto che, sempre per l’accusa, Martinelli avrebbe rivolto a L.G.: «Dai che poi ti faccio servire la messa al Papa». «Mi sembra una blasfemia», ha detto il Pm, «è più che turpe». Per quanto riguarda don Radice, invece, il magistrato ha commentato. «L’intera sua attività dal 2009 in poi era finalizzata a coprire Martinelli».

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