venerdì 3 agosto 2012
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​«Cari amici, d’intesa con il segretario del partito, vi prego di intervenire nel dibattito politico con cautela e tenendo presente la delicatezza del momento». Tocca ad Antonio De Poli, portavoce dell’Udc esplicitare, a nome di Lorenzo Cesa, la consegna del silenzio decisa da Pier Ferdinando Casini. Un invito che il leader rivolge a tutti, parlamentari, amministratori e dirigenti del partito, destinatari della lettera a non dare riscontro ai tanti «interessati a strumentalizzare contro di noi aperture o chiusure politiche (emblematico per tutti sono gli insulti che riceviamo dal Pdl che dimostra la sua esistenza solo scaricando bordate su di noi non avendo più nulla da dire al paese su di se e sulle sue prospettive politiche)» scrive De Poli con un durissimo passaggio chiaramente concordato col leader. «La nostra posizione è molto chiara: siamo impegnati a organizzare l’area moderata e centrista, cosi come Bersani sta lavorando nell’ambito della sinistra riformista e Berlusconi per ricreare il rapporto Pdl - Lega», taglia corto la lettera, per esorcizzare le polemiche scatenatesi sul caso Vendola che apre (quasi), poi detta condizioni e poi chiude, sull’onda della protesta della sua stessa base elettorale: l’Udc è impegnata come un sol uomo a sostenere il governo Monti e a rafforzare l’area di responsabilità: «Tutto il resto non ci interessa ed è bene che nessuno, con dichiarazioni superficiali, si immetta in un dibattito che non ci riguarda, prestandosi a un gioco che fa solo male al partito». La conclusione è un invito a moltiplicare gli sforzi «per portare avanti il nostro progetto politico».E in serata ecco Pier Ferdinando Casini che si riaffaccia su Twitter: «Mentre l’Europa rischia di affondare  in Italia nel teatrino della politica è un fiorire di dichiarazioni che danno prova di ben poca serietà. Meglio il silenzio», scrive ai 63mila seguaci in vana attesa di parole chiare sul pasticcio Vendola alleato-quasi-forse-mai. Una scelta, in realtà decisa già in mattinata, dopo la rassegna stampa, e così ulteriormente motivata, a sera, dopo che la situazione era tornata di nuovo cupa sui mercati, nel pomeriggio.Cosicché gli attacchi a testa bassa del Pdl restavano senza repliche. Anche perché il nodo irrisolto resta la legge elettorale, anche se l’orientamento ormai prevalente del premio al partito (e non all’alleanza) e non nella misura del 15 per cento come chiederebbe Bersani, rende difficilmente praticabile l’ipotesi di un partito/polo autosufficiente. E in questo scenario, su cui si ragiona riservatamente nell’Udc, affiorano due sensibilità diverse. Una che non esclude un patto a due con Bersani, almeno fintanto che il Pdl è ancora vincolato alla Lega e alla leadership berlusconiana, un’altra che riterrebbe invece necessario mantenere il contatto anche con il Pdl, nello spirito del Ppe,  e nello schema dell’attuale anomala maggioranza di larghe intese. Su questa linea, dopo Rocco Buttiglione, esce allo scoperto anche Ferdinando Adornato. «Il centrosinistra non è un nostro progetto», dice il direttore di Liberal.«In realtà - dice Buttiglione - non è che ci siano tante differenze fra noi. Siamo impegnati a costituire l’area che potrà essere il motore della coalizione che guiderà la prossima legislatura. I conti si fanno alla fine, e se ci riusciremo non ci sarà bisogno della Lega, o di Vendola, per governare».
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