mercoledì 7 dicembre 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
Lo hanno catturato nel suo paese, Michele Zagaria, e non poteva che essere così. Un paese, Casapesenna, sconosciuto ai più, attaccato a Casal di Principe distinguibile passandoci in macchina solo dai lampioni diversi ma il vero centro del potere del clan. Un paese dove non succede nulla: non ci sono morti ammazzati e non ci sono rapine. Girano però le Ferrari e le Jaguar e non si contano i record: il più alto tasso di evasione del canone Rai, il più alto numero di partite iva e imprese, l’abusivismo edilizio più spinto. Un paese in cui i beni confiscati non sono utilizzati: l’unico caso riguarda una casa che il Comune ha affittato, si pensi un po', a una banca. E dove un bravo sindaco venne sfiduciato solo perché aveva osato fare il nome di Zagaria augurandosi un suo rapido arresto.Da qui “Lo Zio” o “Issu” – come veniva chiamato il boss dei Casalesi aveva allargato la sua holding criminale fino alle regioni del nord, in particolare l'Emilia Romagna, con capacità economiche tali da poter titar fuori in una sola notte 500mila euro cash, come è emerso da un’inchiesta recente.Intimidazione, violenza e capacità imprenditoriali. Dai rifiuti al cemento, dai centri commerciali al mondo agricolo. Tutto questo grazie anche al condizionamento della politica, perché una latitanza di 16 anni, in una delle zone più controllate della Campania, o era protetta o Zagaria sarebbe stato preso prima.È una gran bella giornata. Non è la fine di tutto, ma sicuramente è l’inizio della fine di un lungo dominio cammorista nella zona. Bella giornata per tutte quelle persone che sono state protagoniste di un modello casertano di antimafia sociale, di impegno civile, di volontariato che con la cattura di Zagaria viene premiato. C’è chi trema, oggi, e c’è chi invece passa all’incasso del risveglio in una terra difficile.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: