Ricostruire le scuole e case ad edilizia sociale per le fasce più deboli. È soprattutto così che la Caritas italiana intende utilizzare i fondi raccolti tramite le offerte e la colletta organizzata dalla Cei. Nella quinta settimana dal sisma, il direttore, il sacerdote Vittorio Nozza, attende ora notizie precise sui tempi esatti della ricostruzione. «Sono preoccupato perché le famiglie non possono restare in tenda dopo settembre. Nei campi affiorano le inevitabili tensioni della convivenza forzata. E nelle tendopoli spontanee più lontane dal capoluogo la situazione è difficile. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo alla seconda fase, che prevede l’uscita dalle tende, ma senza dati certi sulla collocazione delle casette che accoglieranno gli sfollati, ad esempio, non possiamo ricostruire le scuole o dare il via ai centri comunitari ».
Che bilancio traccia dell’impegno delle Caritas diocesane in questo primo mese di emergenza? L’intervento emergenziale si è imperniato sul centro di coordinamento nazionale Caritas, aperto presso la parrocchia San Francesco d’Assisi del quartiere Pettino, attivato per coordinare i primi aiuti giunti da tutta Italia. Sottolineo, oltre al fiume di solidarietà e generosità degli italiani, lo straordinario impegno e lo slancio di operatori e volontari delle Caritas di tutta la Penisola, oltre 400, mobilitatisi immediatamente. Nell’area terremotata si sono mosse soprattutto le Caritas diocesane dell’Abruzzo-Molise, le quali hanno provveduto all’attivazione immediata di 4 magazzini con alimenti, medicinali, prodotti per l’igiene, vestiti, lettini, sacchi a pelo, tende. Hanno curato l’assistenza materiale e morale alle famiglie sfollate accolte nelle tendopoli e negli alberghi della costa. Dall’inizio dell’emergenza, sono stati distribuiti a chi aveva perso tutto più di 2.000 persone quasi 3 tonnellate tra pasta, sugo, scatolame, 14 bancali d’acqua, 4 di pannolini , 3 di coperte, 5 di vestiti, 4.000 paia di scarpe. Abbiamo anche provveduto ad acquistare e distribuire alle parrocchie centinaia tra gazebo e tende comunitarie, sacchi a pelo e lettini.
Quanto è stato raccolto attraverso le offerte? Finora 12 milioni di euro. In queste quattro settimane sono state raccolte offerte spontanee per circa 7 milioni di euro, che saranno messi a disposizione per interventi avviati e da avviare, insieme ai 5 milioni stanziati subito dalla Cei. A questi 12 milioni andranno poi aggiunte le offerte, che devono ancora pervenirci, raccolte domenica 19 aprile in tutte le par- rocchie durante la colletta nazionale indetta dalla Presidenza della Cei. Dai primi segnali che arrivano dalle diocesi più piccole, la risposta è stata all’altezza del dramma.
Come verranno impiegati i fondi raccolti? Il nostro stile prevede prossimità, presenza continuativa e di lungo periodo con la gente. Abbiamo messo a disposizione della Caritas diocesana tre operatori come collegamento con l’organismo nazionale e le diocesi. E tra un paio di settimane, presso il centro parrocchiale di Coppito, apriremo il nuovo coordinamento Caritas e la sede della Caritas aquilana per migliorare l’operatività. Per la ricostruzione, stiamo effettuando un censimento delle scuole e degli edifici comunitari distrutti e attraverso i sacerdoti e le Caritas che operano nelle tendopoli, dei casi più gravi di indigenza di famiglie e anziani. Abbiamo già confermato la disponibilità a ricostruire scuole, centri di aggregazione delle comunità, che sono strutture polifunzionali per finalità sociali, assistenziali, pastorali e culturali, a edificare una mensa per poveri e un dormitorio. Sull’altro versante, realizzeremo opere di edilizia sociale e interventi per le fasce più vulnerabili quali anziani e famiglie in difficoltà. Dove possibile, daremo commesse a imprese del territorio per stimolare l’economia.
A che punto sono i gemellaggi? Sono avviati. I primi sono entrati nel vivo una settimana dopo il sisma. Prevedono la condivisione con le comunità locali, grazie all’invio di operatori e volontari che, per un lungo periodo svolgeranno opera di ascolto e assistenza delle persone. Abbiamo stretto un accordo con l’Azione cattolica per coordinare insieme l’impegno dei circa 1.600 volontari che si alterneranno nell’area del disastro. Intese e sinergie sono state sviluppate anche con le Acli e con la Pastorale giovanile. Abbiamo diviso l’area colpita in 9 zone, gemellandole con le varie regioni ecclesiastiche. Ciascuno ha mandato sul posto gli operatori con il compito di fare da ponte tra i volontari e la comunità sfollata.