venerdì 12 maggio 2023
Sull'emergenza casa per gli studenti universitari fuori sede, il vicepresidente della Conferenza episcopale appoggia la protesta "mite e civile che dice agli adulti: non ce la facciamo"
La protesta contro il caro affitti davanti alla Sapienza di Roma

La protesta contro il caro affitti davanti alla Sapienza di Roma - Ansa

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"Condivido la protesta degli studenti, é vera, autentica, risponde ad un oggettivo bisogno". Commenta così, il vicepresidente Cei e vescovo di Cassano, monsignor Francesco Savino, la protesta degli studenti per il caro-affitti. Il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana appoggia la protesta degli universitari che un po' in tutta Italia stanno protestando pacificamente con le tende per gli affitti alle stelle di appartamenti e alloggi privati. Chiede Savino: "Che cosa è la democrazia se questi diritti vengono negati?". Per Savino, si tratta di una "protesta vera, autentica, risponde ad un oggettivo bisogno. Cerchiamo di ascoltarli perchè se non ascoltiamo questi bisogni-diritti si possono creare condizioni di rivolta sociale". "Ha ragione il Papa quando dice che i giovani non sono il futuro ma sono l'adesso. Io condivido questa protesta, che mi sembra mite e civile e dice agli adulti e agli adulti che hanno responsabilità politiche, !Vi rendete conto che noi non ce la facciamo"?. Pagare una stanza 700-800 euro al mese pensate a che cosa significa. Spesso lo stipendio di un papà e di una mamma viene girato al proprio figlio che studia fuori. Anche questo è un segno di civiltà o di civiltà mancata, di una democrazia matura".
Il vicepresidente della Cei aggiunge: "Diceva Aldo Moro che equilibrio e democrazia si basa sul rapporto tra diritti e doveri: quando c'è uno squilibrio tra diritti e doveri la democrazia è immatura, segna grosse contraddizioni ed è paradossale.
Io credo che dobbiamo tutti educarci ad un equilibrio tra i diritti che non vanno negati".
La protesta dei giovani sarà oggetto di riflessione anche in seno alla Chiesa italiana? "A maggio - aggiunge monsignor Savino - avremo una importante assemblea; non potremo non lasciarci interrogare. Noi vogliamo ascoltare bisogni, esigenze, desideri a partire dai giovani che sono l'adesso della nostra democrazia".

Torino, "La situazione è peggiorata dopo la pandemia"

Ma l’emergenza per gli studenti che vengono da lontano alle prese con il caro affitti, «non è certo di ieri» sottolinea don Luca Peyron, direttore della pastorale universitaria di Piemonte e Valle d’Aosta. «Prima della pandemia la richiesta di alloggi reggeva ancora con prezzi abbordabili - racconta il prelato – il comune di Torino aveva previsto insieme all’associazione dei proprietari una formula contrattuale annuale e questo aveva dato un impulso positivo». Il Covid e i ripetuti lockdown si sono portati via tutto. «Dopo la pandemia i grandi eventi hanno generato un nuovo mercato di Airbnb: tanti proprietari hanno deciso di passare dagli studenti agli affitti brevi». L’offerta è crollata e i prezzi sono aumentati: è la regola del mercato. E se un tempo Torino veniva considerata una città universitaria non cara rispetto a Milano, oggi non lo è più. Oggi Torino conta 140mila universitari, oltre 50mila sono fuori sede. «Tanti provengono dal Sud e se per una stanza in appartamento lontano dal centro prima si spendeva 250 euro, 350 vicino all’università, adesso i prezzi sono quasi raddoppiati».

La sfida di Milano, e gli esempi "virtuosi"
A Milano, accanto alla ricerca affannosa di un alloggio e alla nascita di nuovi campus universitari (come quello dell’Università Bocconi nell’ex area della centrale del latte) ci sono anche esempi virtuosi di “soluzioni abitative”. «Le famiglie di questi studenti sono disposte a grandi sacrifici pur di permettere ai propri figli di avere una preparazione adeguata» spiega don Pierpaolo Zannini , Rettore e Cappellano della Rettoria San Ferdinando Università Bocconi. «Per fortuna esistono diverse cooperative, di ispirazione laica e cristiana, che offrono soluzioni abitative per gli studenti come ad esempio la cooperativa Ringhiera che opera in diverse città». Ci sono anche diverse parrocchie che stanno pensando di destinare ambienti inutilizzati. «Si tratta di spazi una volta utilizzati come l’oratorio ad esempio che oggi possono essere trasformati in luoghi adatti – conclude don Pierpaolo – ¬ questo sta avvenendo in maniera timida, ma sta avvenendo».

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