mercoledì 5 agosto 2009
Dopo l'allarme di Avvenire sullo stato di sovraffollamento delle carceri italiane e sull'aumento di suicidi, ora l'emergenza arriva sul banco della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che concede un (magro) risarcimento per un detenuto bosniaco costretto a una cella di 16 metri quadrati con altre 5 persone per un anno.
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    Mille euro a un detenuto bosniaco costretto per alcuni mesi, tra il 2002 e il 2003, a condividere una cella di Rebibbia di 16 metri quadri con altre cinque persone: è il risarcimento per danni morali deciso dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che ha accolto il ricorso di Izet Sulejmanovic, condannato per furto aggravato a due anni di detenzione, ritenuto vittima di "trattamenti inumani e degradanti". Franco Ionta, capo dell'attuale Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, evita di commentare la sentenza ma si limita ad osservare che "i mille euro sono di equo indennizzo perché l'arco temporale sofferto dal ricorrente è stato molto limitato. La condizione carceraria del bosniaco, tra l'altro, viene definita più che accettabile (anche dal punto di vista dell'assistenza sanitaria) visto che il detenuto trascorreva almeno dieci ore al giorno fuori dalla cella per svolgere altre attività. Personalmente non mi risultano ricorsi dello stesso genere pendenti davanti alla Corte di Strasburgo e non credo che casi denunciati dal detenuto bosniaco siano oggi così diffusi in Italia".
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