Tre suicidi in meno di ventiquattr’ore. Tre gesti estremi che portano a undici il numero di persone che si sono tolte la vita in cella dall’inizio dell’anno. E che confermano lo stato di emergenza che le carceri stanno vivendo da mesi, una situazione che ha spinto il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (Dap) a promuovere un incontro tra Sebastiano Ardita (della direzione generale dei detenuti e del trattamento) e una rappresentanza delle associazioni di volontariato. In agenda l’avvio di un monitoraggio nazionale delle iniziative di prevenzione dei suicidi.A togliersi la vita sono stati un tunisino e due italiani, rispettivamente nel carcere di Padova, di Fermo e di Vibo Valentia. Walid Aloui, aveva 28 anni e si trovava al Due Palazzi da meno di un mese: si è impiccato martedì nella sua cella con le lenzuola. Il giovane era nella sezione "protetti", in quanto accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza. Walid viveva, assieme a due compagni, in una cella di tre metri per due (più un piccolo bagno annesso), uno spazio al di sotto dello standard minimo di "vivibilità". A dare notizia della sua morte è stato il sindacato di polizia penitenziaria Uil-Pa. «Non c’è troppa voglia di commentare questa ennesima morte in carcere», ha detto Eugenio Sarno, segretario generale. «Il personale penitenziario non può dare nessuna notizia se prima non ha avuto l’autorizzazione del Dap - spiega Sarno -. A fronte di questo bavaglio, noi stiamo facendo una battaglia di trasparenza e legalità, dando notizia di ogni evento critico sul nostro sito web».Sempre martedì, nel carcere di Fermo, si è tolto la vita anche Vincenzo Balsamo, 40 anni. I suoi compagni di cella lo hanno trovato impiccato nel bagno. Nonostante il pronto intervento della polizia penitenziaria e dei sanitari delle Croce Verde, non c’è stato nulla da fare. Fino a poco prima della tragedia aveva giocato a carte con gli altri. Appariva tranquillo e alcuni giorni prima aveva scritto, con alcuni compagni di cella, una lettera ad Antigone per fare ricorso, tramite l’associazione, alla Corte europea per i diritti dell’uomo contro il sovraffollamento. A renderlo noto è stato Stefano Anastasia, difensore civico di Antigone.Ieri, infine, un detenuto di 42 anni, si è impiccato nella sua cella del carcere di Vibo Valentia. L’uomo, originario di Taurianova, ha scritto una lettera ai familiari e, dopo avere appeso il proprio accappatoio alla finestra della cella in modo da impedire la visuale, si è tolto la vita.Di fronte all’emergenza il Dap ha deciso di incontrare il mondo del volontariato penitenziario - fra gli altri Ristretti Orizzonti, Seac (Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario) e Cnvg (Conferenza nazionale volontariato giustizia) - per mettere a punto un piano. Ieri si è svolta una prima riunione. «Abbiamo avuto la sensazione - confida Laura Baccara di "Ristretti Orizzonti" - che si voglia davvero fare qualcosa per migliorare la vivibilità del carcere, e che lo si voglia fare insieme a coloro che il carcere lo frequentano sempre. Credo che stavolta ci ascolteranno».