Montecitorio. L’esame della proposta di legge sul suicidio assistito riprenderà mercoledì nelle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera - Ansa
Questa estate Sergio Mattarella raccomandava alle forze politiche di concentrarsi sui «pericoli» ancora legati alla pandemia. «Non si pensi di averli alle spalle», ammoniva, auspicando che «non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti». Ma, ddl Zan a parte, torna invece prepotente la voglia di scontrarsi su temi divisivi. Dopo l’omotransfobia, un altro muro contro muro si preannuncia sulla cannabis, e poi ancora sull’eutanasia.
Ieri il Comitato promotore del referendum per la Cannabis legale ha depositato presso la Corte di Cassazione le oltre 630mila firme raccolte: «L’obiettivo è andare al voto nella prossima primavera per chiedere la modifica dell’attuale legge». Ricordano i leader del Comitato che «già nella prima settimana di mobilitazione, iniziata l’11 settembre e portata avanti grazie allo strumento della firma digitale tramite Spid» avevano superato la soglia minima di 500mila firme. Il quesito - depositato lo scorso 7 settembre dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione e da esponenti politici di +Europa, Possibile e dei Radicali - propone «di intervenire sia sul piano della rilevanza penale, per quanto riguarda le condotte legate alla cannabis, sia su quello delle sanzioni amministrative in riferimento alla detenzione». Più del 70% delle persone che hanno firmato ha meno di 35 anni, sottolineano i promotori.
A loro dire «al centro della prossima Conferenza nazionale sulle droghe, in programma il 27 e 28 novembre, ci devono essere le evidenze dei risultati delle politiche proibizioniste, gli effetti nocivi dell’attuale legge». Per Emma Bonino «questa battaglia è frutto di una lunghissima semina». Sul fronte opposto Carlo Giovanardi parla di «mistificazione della realtà, visto che - come la recente vicenda Morisi insegna - per mero uso di droga non si va in galera». Per il senatore di Fi Maurizio Gasparri occorre «difendere le ragioni della vita e denunciare i pericoli che scaturirebbero da un esito positivo del referendum». E la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni annuncia che metterà «tutta la propria struttura a disposizione ,se il referendum venisse accolto dalla Consulta, per organizzare il comitato per il No».
Intanto l’esame della proposta di legge sul suicidio assistito riprenderà mercoledì nelle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, che ieri non hanno potuto riunirsi per il protrarsi del lavoro d’Aula. Mercoledì scorso Lega e Fdi hanno svolto due lunghi interventi sul complesso degli emendamenti. Il provvedimento è stato calendarizzato in Aula dalla capigruppo per il 22 novembre.
Parallelamente va avanti, ancora su iniziativa dell’associazione Luca Coscioni che ha raccolto più di un milione di firme, anche il referendum parzialmente abrogativo dell’articolo 579 del codice penale, che punisce l’omicidio del consenziente. «Ci costituiremo presso la Consulta per dimostrare che il quesito è irricevibile», annuncia Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia.