Escono da casa a tarda sera o di notte – ma chissà che non accada anche sotto il sole – sapendo già dove andare, padre e figlia. Lui neanche di mezza età, lei neanche quindicenne o meno ancora o poco più. Hanno un appuntamento, probabilmente già concordato e forse più di uno, perché la ragazzina è la merce da offrire ad un mercato che chiede corpi da consumare e corpi sempre più giovani. Prostituzione minorile, è il termine giuridico con tutto quel che segue. Scambio disgustoso e ignobile, per chi ha il senso della dignità e la coscienza. Nelle loro ronde di vigilanza serali e notturne i carabinieri di Aversa, nel Casertano ai confini con la provincia di Napoli, ma non solo, si trovano davanti situazioni sempre nuove ed agghiaccianti. Più abituati ai morti di camorra, restano sconcertati ed anche disgustati di fronte a bambine che dell’infanzia non hanno più nulla avendo perso già tutto e a genitori consapevoli delle loro azioni. I padri, quando sono riconosciuti tali, mascherano l’oscena compravendita con la necessità ancora più immorale del bisogno di soldi, di dover dare un reddito alla famiglia magari numerosa, di dover fronteggiare ai debiti e alla sopravvivenza quotidiana. Il mercato ha fame di corpi e loro li hanno e li mettono in vendita e si sentono fortunati per questo. L’alternativa altrettanto poco dignitosa sarebbe un lavoro a nero, mal pagato e peggio tutelato. Nella Campania senza più welfare né lavoro, ma sempre più nel bisogno e sollecitata come tutti da pressanti inviti al consumo, succede anche questo. «Che altro dobbiamo aspettarci?», domanda sconfortata Carmela Manco, presidente dell’associazione Figli in Famiglia a San Giovanni a Peduccio, che da anni lavora per togliere dalla strada e offrire percorsi alternativi a bambini, giovani, donne. «Chi mi fa pena - continua - sono i genitori che non si rendono conto di quello che fanno. Io credo che loro per primi non siano stati mai amati». Di madri o di altri familiari, che sfuggendo ai servizi sociali troppo pochi e perciò disattenti, vendono i corpi e il futuro dei propri figli o nipoti, la cronaca registra storie e nomi. Ma quello che i carabinieri di Aversa scoprono quasi ogni notte è ancora una volta il segno che esistono generazioni senza speranza, come in un dopoguerra sterile dove si vive alla giornata, sopra le macerie non di case ma di anime. Le bambine prostitute stanno accanto agli adolescenti che armati di pistola tentano le rapine e muoiono per un pugno di euro credendo siano soldi facili e invece costano la vita. Non c’è solo allora la camorra a tentare con il modello vincente bambini, giovani e famiglie e a mettere nelle mani di adolescenti la droga o la pistola. «Dobbiamo coinvolgere le famiglie nell’emergenza educativa - dice don Antonio Carbone, direttore del Centro Don Bosco di Napoli. - La famiglia oggi è senza punti di riferimento, incapace di vedere ciò che è bene e ciò che è male, e si arrende alle richieste dei figli, che non sa guidare e di cui si rende complice di scelte diseducative e non di formazione. È come se i genitori alzassero la bandiera bianca della resa di fronte all’avversario pur di continuare a sopravvivere. E i vincitori - conclude - sono i peggiori modelli di vita, inseguiti in nome di un successo che non arriverà mai».