Dopo "Mafia Capitale" è il turno di "Camorra Capitale". Questa mattina i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip nei confronti di 61 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito
di sostanze stupefacenti, e poi di estorsione, usura, reati
contro la persona, riciclaggio, reimpiego di denaro di
provenienza illecita, fittizia intestazione di beni, illecita
detenzione di armi, illecita concorrenza con violenza e
minacce, commessi con l'aggravante delle modalità mafiose. Al
centro degli accertamenti l'attività svolta da
un'organizzazione di matrice camorristica operante nella zona
sud-est di Roma e riconducibile al clan Senese. Uno dei leader
è Domenico Pagnozzi, detto 'o professore: l'uomo, condannato
all'ergastolo in primo grado perchè ritenuto uno degli autori
materiali dell'omicidio del capo della banda della Marranella,
Giuseppe Carlino, avvenuto a Torvajanica il 10 settembre 2001,
è detenuto in regime di 41bis, ma il suo clan - secondo le
indagine condotte dalla Dda della procura di Roma - continua a
estendere la propria influenza in diverse province del sud
d'Italia a partire dalla zona sud-est della capitale. In un
primo momento Pagnozzi venne scagionato per insufficienza di
prove poi fu incastrato dalla prova del dna trovata dagli
investigatori su un fazzolettino di carta rinvenuto nell'auto
abbandonata dai killer dopo l'omicidio. Carlino venne ucciso,
secondo quanto ricostruito dalle indagini, per vendicare la
morte, avvenuta alla fine degli anni Novanta, di Gennaro
Senese, fratello di Michele, anch'egli condannato all'ergastolo
perchè considerato il mandante dell'agguato che doveva
ristabilire la supremazia sul territorio romano. L'operazione
è culminata con il sequestro di beni per circa 10 milioni di
euro, tra immobili, società, esercizi commerciali, conti
correnti bancari riconducibili agli arrestati. "Si tratta di
personaggi che si conoscono, non dal punto di vista personale,
e si rispettano con un riconoscimento di ruoli tra capi di
gruppi che operano sullo stesso territorio". Lo ha detto in
conferenza stampa il procuratore aggiunto di Roma, Michele
Prestipino, parlando dei rapporti tra il gruppo camorristico
sgominato dai Carabinieri nella capitale e il sodalizio
capeggiato dall'ex Nar, Massimo Carminati, uno dei leader
dell'inchiesta denominata Mafia Capitale. "Non c'è un tavolo
di regia - ha aggiunto il magistrato - ma dalle intercettazioni
si capisce che c'è contezza dell'altro e ognuno sa
dell'esistenza dell'altro gruppo".