Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati - Ansa
La Camera, con 438 voti a favore, due contrari e due astenuti, ha approvato la risoluzione di maggioranza sulla relazione delle Commissioni Esteri e Difesa relative alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali e sulla relazione analitica circa le missioni in corso. Montecitorio, inoltre, ha approvato con successivi voti anche le parti separate della relazione, che contiene dunque la proposta avanzata dal Pd e riformulata d'intesa con governo e maggioranza sulla missione di cooperazione dell'Italia con la Guardia costiera libica che andrà trasferita gradualmente alla missione europea Irini.
La relazione approvata dunque chiede che l'esecutivo si impegni «a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della suddetta missione, trasferendone le funzioni ad altre missioni per consolidare il ruolo dell'Italia in Libia e razionalizzare la struttura di comando e potenziare il ruolo europeo». Nella proposta approvata si chiede anche al governo di «agevolare attività di formazione e addestramento sia in Italia che in Libia e tenuto conto che la graduale attribuzione alla missione Irini della funzione di formazione e addestramento delle unità navali libiche preposte al controllo dei confini marittimi sarà possibile una volta sottoscritto un Memorandum tra Irini e le Autorità libiche relativo alle attività di training nell'ambito del contrasto al traffico di esseri umani».
Trenta deputati, tuttavia, hanno presentato una risoluzione alternativa per chiedere la sospensione immediata del supporto alla Guardia costiera libica. Lo fa sapere in una nota Erasmo Palazzotto (Leu), primo firmatario dell'iniziativa, che così dichiara: «Le sistematiche violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposti migranti e rifugiati in Libia sono state oggetto di diversi report delle Nazioni Unite, delle principali organizzazioni umanitarie e di molte inchieste giornalistiche. Nei centri di detenzione gestiti dalle autorità libiche le persone subiscono violenze inaudite: vengono torturate, violentate, uccise o vendute come schiavi». Secondo il deputato «le collusioni, e spesso la sovrapposizione, tra la Guardia costiera libica e le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani sono state oggetto di diverse indagini anche della magistratura italiana».
Pertanto per Palazzotto e gli altri deputati «continuare a sostenere direttamente e indirettamente la deportazione di uomini donne e bambini nei centri di detenzione in Libia facendo finta che questa realtà non esista configura nei fatti una violazione delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani. Non è sufficiente spostare la catena di comando dall'Italia all'Europa: mantenere in vita questo sistema di respingimento resta una violazione del diritto internazionale che mina alle fondamenta la nostra civiltà giuridica».
Alla luce di queste considerazioni, «riteniamo che una così grave crisi umanitaria richieda politiche che non mirino al contenimento di persone che fuggono da una condizione disperata, ma al contrario un intervento deciso che includa il ripristino del soccorso in mare con una missione europea sul modello di Mare Nostrum, un piano europeo di evacuazione dei centri di detenzione libici e l'apertura di corridoi umanitari stabili per permettere a chi si trova in Libia di fuggire da quell'inferno».
Hanno aderito all'iniziativa i deputati Bersani, Boldrini, Bruno Bossio, Cecconi, Conte, De Lorenzo, Dori, Ehm, Fassina, Fioramonti, Fornaro, Fratoianni, Fusacchia, Lattanzio, Lombardo, Magi, Muroni, Orfini, Pastorino, Pini, Pollastrini, Raciti, Rizzo Nervo, Sarli, Stumpo, Suriano, Termini, Timbro e Trizzino.
Nei giorni scorsi un appello al premier Mario Draghi di circa 30 associazioni laiche e religiose - pubblicato da Avvenire - aveva chiesto la sospensione della missione in Libia.
Delusione nel mondo delle Ong
“Nonostante si continui a morire nel Mediterraneo, nonostante la violazione dei più basilari diritti umani nei lager libici, i cui crimini sono sotto gli occhi di tutti, il Parlamento ha oggi votato per il rinnovo degli stanziamenti alla (cosiddetta) Guardia costiera della Libia”, si legge in una nota di Oxfam, che continua: “Ma la cosa più grave è che l’approccio rimane sostanzialmente quello della stabilizzazione dell’area, contenimento dei flussi e esternalizzazione delle frontiere. A nessuna missione navale è stato affidato il compito di ricerca e soccorso in mare, rimanendo tale funzione affidata alla Guardia costiera libica.”
“Il maggiore coinvolgimento dell’Ue - si afferma -, chiesto a gran voce dal segretario Pd Enrico Letta, purtroppo non si è concretizzato nel dare alla missione europea Irini compiti di ricerca e soccorso, ma nel rafforzarne il ruolo di supporto tecnico, mentoring, addestramento. Non potremo non dirci complici di nuovi orrori e dei crimini compiuti nei centri di detenzione della Libia a cui assistiamo dal 2017. Un ringraziamento va invece a quei parlamentari che non si arrendono allo status quo e che lavorano affinché cambi la linea politica del nostro paese”.
“L’unico elemento di novità - sostiene Oxfam - è quindi la proposta che il governo avvii la verifica delle condizioni per superare la specifica missione nella prossima programmazione con conseguenti assestamenti della catena di comando. Ci domandiamo quale verifica debba ancora essere fatta, dopo le immagini circolate in tutto il mondo che testimoniano aggressioni, intimidazioni e torture. L'aspettativa è che venga riconosciuto finalmente un ruolo importante alle Ong, per quel che riguarda le missioni umanitarie con previsione di fondi per svolgere funzioni di peacekeeping, mediazione e riduzione del conflitto.”
Onu e Amnesty: basta sostenere la Guardia costiera libica
Nel giorno in cui il parlamento italiano torna a votare sul rifinanziamento alla Guardia costiera libica nell'ambito del memorandum d'intesa bilaterale del 2017, l'ong Amnesty International e l'Organizzazione mondiale delle migrazioni (Oim) hanno pubblicato due rapporti che, tra le altre cose, puntano il dito sulle conseguenze del sostegno italiano ed europeo alle autorità di Tripoli in materia di contenimento della migrazione.
Stando ai dati pubblicati oggi dall'Oim, il numero dei migranti deceduto nel tentativo di raggiungere l'Europa nei primi sei mesi del 2021 è di 1.146, il doppio di quelli che hanno perso la vita nello stesso periodo dell'anno scorso, 513. Secondo l'ente delle Nazioni Unite, la rotta più pericolosa è appunto quella del Meditteraneo centrale, che parte da Tunisia e Libia per arrivare principalmente in Italia. Lungo questo percorso, nella prima metà dell'anno in corso, sono morte 741 persone, quasi il 70 per cento del totale.
Il rapporto dell'Oim ha messo inoltre in evidenza che ad aumentare, di circa tre volte, è stato anche il numero di rimpatri in Libia a opera della Guardia costiera locale.
Le persone rimandate in Libia nel primo semestre del 2021 sono state 15.300, contro le 5.476 del 2020. L'ente Onu ha definito questa situazione «preoccupante», visto che «i migranti che vengono rimpatriati in Libia sono sottoposti a detenzioni arbitrarie, estorsioni, sparizioni e atti di tortura».
Dello stesso avviso anche Amnesty, che nel documento pubblicato oggi dal titolo 'Nessuno verrà a cercarti: i ritorni forzati dal mare ai centri di detenzione della Libià ha denunciato che «le violazioni dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati, in corso da un decennio, sono proseguite incontrastate nel primo semestre del 2021».